ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE

BASTA GUARDARE IL CIELO | FilmInTasca: ragazz* sullo schermo

Regia: Peter Chelsom

Anno: 1988

Produzione: Stati Uniti d’America

una scheda didattica e formativa a cura di Umberto Mosca

Da quando suo padre Kenny è in carcere per aver ucciso la mamma, Maxwell Kane vive coi nonni, chiuso nella vergogna e incapace di stabilire qualsiasi tipo di rapporto con i compagni di scuola. Anche a causa delle sue dimensioni fisiche ampiamente oltre la media, Max viene vessato da una banda di ragazzini della scuola. A leggere e a scrivere fa una gran fatica, ma solo fino a quando gli capita di essere assegnato al tutoraggio di un suo vicino di casa, il piccolo Kevin, che invece a scuola è bravissimo. Kevin soffre di seri problemi alla colonna vertebrale. Tra i due ragazzi si forma una sincera amicizia, che li porta ad assistersi reciprocamente in varie occasioni, e in particolare quando il padre di Max esce di prigione con intenzioni ben poco pacifiche. A un certo punto, tuttavia, la malattia di Kevin si aggrava improvvisamente e nel giro di breve tempo il ragazzo muore. Ma il ricordo della loro profonda amicizia permetterà a Kevin di affrontare la vita con un altro spirito.

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Basta guardare il cielo è uno di quei film in cui viene descritto l’ambiente scolastico americano come il regno dell’intolleranza e del disprezzo per l’altro. In un tale contesto si esprime l’atteggiamento ostile di una banda di bulletti nei confronti dei due freaks della scuola, il disabile Kevin e il grasso Max. Indicative di un classico esempio di bullismo sono infatti le scene in cui Max viene attaccato in virtù di un comportamento che denota timore e insicurezza nei confronti degli altri. E’ l’aspetto di Max e Kevin ad attrarre l’ilarità e la perfidia altrui. Ma nel momento in cui i due personaggi decidono di fare della loro “diversità” il loro punto di forza le cose cambiano in maniera sostanziale.

La loro amicizia esclusiva assume ben presto le forme di una vera e propria simbiosi, e in particolare nell’occasione di una festa in notturna in cui Max prende sulle spalle Kevin prima per consentirgli di vedere lo spettacolo dei fuochi d’artificio, quindi per mettersi in salvo dall’inseguimento dei bulli. Una tale soluzione, in cui è previsto che Max svolga una funzione fisica (quella di sostenere e trasportare l’altro) e Kevin una funzione intellettiva (è lui a prendere le decisioni che contano), li vedrà protagonisti di una partita di basket in cui domineranno e stupiranno gli avversari. Anche in barba a un regolamento scolastico che, tutto concentrato sull’ossessione del rischio infortuni, non prevede l’attività fisica per gli studenti portatori di disabilità. Si tratta di un ulteriore elemento di discriminazione esercitato nei confronti di un individuo come Kevin, che è già stato sufficientemente discriminato dalla sfortuna e dai coetanei.
Quella svolta dal film, dunque, è un’evidente critica al sistema statunitense osservato nel suo complesso. A partire da quei riferimenti al contesto ambientale particolarmente insalubre in cui si trovano a vivere i personaggi: la città è Cincinnati, Ohio, una delle metropoli più industrializzate e, dunque, inquinate d’America. Uno sguardo critico che si ritrova anche in alcuni passaggi legati al consumo smodato del cibo da parte dei protagonisti come un autentico disturbo alimentare che è indice di una società in cui l’alimentazione senza limiti è l’espressione di un profondo disagio personale.
Ma per ritornare al legame profondo che unisce Max e Kevin è ancora da sottolineare il ruolo esercitato dal secondo come ispiratore dell’immaginazione del primo, nella misura in cui è Kevin ad avviare Max al piacere della lettura. E’ sulla base della scoperta delle storie di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda che l’amico potrà accedere a quella visione del mondo eccitante e positiva che sfocerà nella decisione di scrivere la storia di quell’amicizia esclusiva secondo una chiave di avventurosa ed epica esperienza.

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