ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE

BOILING POINT | Metti un sera a cena

Titolo originale: Boiling Point

Regia: Philip Barantini

Anno: 2021

Produzione: Regno Unito

una recensione a cura di Elena Pacca

Un ristorante di grido a Londra.
Uno chef in pessimo equilibrio tra lavoro e vita privata.
Una crew sull’orlo di una crisi di nervi.
Una manager inadeguata.
Un ex socio con il dente ancora avvelenato.
Una temibile critica gastronomica.
Un piano sequenza lungo un film.

Questi sono gli ingredienti di una commedia agrodolce, che, alla fine, lascia anche un retrogusto amaro che non impedirà però di averla assaporata.
Andy Jones, interpretato da Stephen Graham, ci trascina, la vigilia di Natale, letteralmente dentro la sua cucina, la sua testa e i suoi problemi, senza farsi scrupolo. Come la carrozza di un tunnel da luna park, si accelera e si rallenta e i personaggi sbucano all’improvviso da dietro le quinte di una porta, un corridoio, un piano di lavoro, una dispensa, un angolo, un cortile. E la cucina non è che la parte, preponderante certo, ma sommersa dell’iceberg che è rappresentato dalla sala, territorio di forma e sostanza, di misura e acrobazie umorali, di affettazioni, sorrisi e posture codificate e piccole vessazioni da parte di quella clientela che, in quanto pagante, pretende. Il tempo incalzante, un ritmo che non concede tregua, gli imprevisti e le probabilità autoavveranti, i componenti dello staff come pedine impazzite sul tableau di un gioco crudele che non prevede vincitori. Che l’ambiente di un ristorante non fosse un posto idilliaco ne avevamo il sentore. Dietro a delizie perfettamente impiattate si nasconde un processo realizzativo che può diventare un vero e proprio incubo. Soprattutto se colui che dovrebbe dirigere, decidere, governare è, per così dire, distratto da quello che è un vero shit moment, uno di quelli in cui non sai più dove girarti, tutto concorre ad aggravare le cose, e come in una versione di realtà aumentata del mondo in cui vigono le leggi di Murphy tutto ciò che potrebbe andare male va peggio. Stephen Graham è strabiliante. Il suo viso è un diorama emotivo che alla fine produce quel sentore amaro che si avvicina a un punto di dolore alla bocca dello stomaco di cui avvertiamo il lascito di un sapore, forse, non così tanto inaspettato.

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