Regia: Manetti Bros.
Anno: 2021
Produzione: Italia
una recensione a cura di Umberto Mosca
Da Mainetti ai Manetti Bros. il cinema italiano vive un momento di straordinaria fulgidezza, sperimentando nuove strade creative che passano attraverso la riscoperta del Novecento e dei suoi miti culturali. L’obiettivo è uno solo: dar vita a nuovi immaginari che facciano percepire come la “forma film” possa ancora fare la differenza nell’ambito delle esperienze audiovisive più in generale, per la stratificazione di segni culturali di cui può essere composta. Inquadrature prismatiche e deformanti, prospettive anamorfiche e visioni incerte dal fondo di un bicchiere, i rami e le foglie in primo piano, i mascheroni sfigurati, una regia che attinge ai mostri sacri del cinema di paura, da Hitchcock a Dario Argento, e non solo, da The Italian Job a Lelouche. Ma su tutto spicca un rinnovato sguardo dell’oggi: il politicamente scorretto del modello maschile, il coraggio dell’impertinenza anti-borghese, il gusto per la rivalsa sociale.