DON’T LOOK UP | Anche se vi credete assolti

Il tratto parossistico di McKay si estremizza in Don’t look up, dove salgono i toni, si accentuano le verosimiglianze più becere dei tratti caratteriali di ciascuno e i numerosi premi Oscar e in odor di, straripano in modo unidirezionale, collidendo fra loro. Un film urlato che, più che una satira sottile, sembra una gragnuola di schiaffi in faccia per risvegliarci da un torpore che la satira stessa tende a produrre, anestetizzandoci, sopendo la rabbia e facendoci sentire belli e buoni perché noi siamo diversi. Invece no. La brutalità di una recitazione improbabile e sopra le righe ci ricorda che tutti noi possiamo essere squallidi, affaristi, egoisti, egocentrici, opportunisti, immorali, e che “mors tua vita mea”, oggi come non mai, non è un’iscrizione sepolta dal tempo ma un motto che molti si tatuerebbero con vanto.