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GENESIS 2.0 (2018) | Il film della settimana

una recensione a cura di Umberto Mosca

I film liberano la mente, ma allo stesso tempo possono allargare infinitamente lo sguardo, invitando lo spettatore a costruire una visione estremamente ampia, che sappia collegare i fenomeni e gli eventi che riguardano l’intero pianeta. Rappresentazioni globali, che ci permettono di cogliere le complessità del vivere oggi sulla nostra Terra, di sviluppare i nessi che collegano azioni in apparenza slegate. Da una parte assecondando un’anima “informativa”, che è quella del documentario d’inchiesta, dall’altra valorizzando le risorse epiche e poetiche che stanno nelle corde del documentario “di esplorazione”.

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A svolgere magnificamente un’operazione come questa è Genesis 2.0 di Christian Frei e Maxim Arbugaev (co-direttore), un’opera imperdibile (si trova in dvd o è noleggiabile su Chili), l’avventura dei cercatori di zanne di mammut sulle sperdute Isole della Nuova Siberia artica e il business delle ricerche sulla clonazione da parte della biologia di sintesi. Un film modulato su due diverse frequenze che si integrano perfettamente: quella del “visibile”,  fondata sull’intensità epifanica e mistica dei viaggi alla Werner Herzog, e quella del “metafilmico”, dove le immagini di un microscopio digitale suggeriscono il meraviglioso esperimento di genetica cinematografica costituito da quest’opera.

Due voci narranti che si intrecciano in progress, in un meccanismo epistolare che esalta l’intuizione del “doppio narrativo” su cui si fonda il documentario, dove gli echi herzogiani di The Cave of the Forgotten Dreams, sul valore sacro dell’esperienza estetica, si fondono con le riflessioni antropologiche intorno alla rivoluzione digitale di Lo and Behold – Internet: il futuro è oggi, opera minore, ma interessantissima, del grande cineasta apolide di origine tedesca.

Affascinato da pietre miliari del cinema di viaggio come Lezioni di piano (visto sullo schermo di un cellulare dai cercatori nei lettini del campo base), Genesis 2.0 ci racconta attraverso una formula espressiva inedita come funziona il modello creativo delle immagini audiovisive. Esiste sempre uno “spazio vuoto”, ancora da esplorare, che l’Uomo tende costantemente a riempire, proiettandovi il proprio immaginario.
“Memorizzare-leggere-capire-scrivere-applicare” è la sequenza di DNA comune a ogni essere umano, su sui si fondano la libertà e il diritto delle persone singole e delle comunità a partecipare alla progettazione del mondo: ecco perché non può essere di esclusivo monopolio delle aziende private che mirano a custodire il patrimonio genetico dell’umanità per sfruttarlo a fini commerciali. 

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