una recensione a cura di Liliana Giustetto


Hutch Mansell, il grande Bob Odenkirk di Breaking Bad e Better Call Saul, è un tranquillo padre di famiglia, che vive una vita che più noiosa e ripetitiva non si potrebbe.
Mitiche le scene iniziali in cui, giorno dopo giorno, dal calendario, si staccano giornate sempre uguali, con le stesse seccature, con le stesse insoddisfazioni.
Una notte, nell’insonnia, vissuta di fianco ad una moglie che mette una barriera di cuscini tra di loro, sente qualcuno che si infiltra in casa sua.
Anche se sotto il tiro di un’arma, avrebbe modo di mettere fuori gioco i malviventi.
Nonostante tutto, sotto gli occhi delusi del figlio adolescente, rinuncia all’azione e lascia fuggire i due.
Questo lo trasforma immediatamente nel perdente ufficiale della famiglia, del vicinato e tra i colleghi di lavoro.
Per frustrazione spolvera ciò che sapeva fare in una sua vita precedente.
Con la complicità del padre, un convincente Christopher Lloyd, che risiede in una casa per anziani e che ha, a sua volta, un passato di uomo d’azione e di un fratello adottivo, RZA, ugualmente allenato ad uccidere, va a vendicare il fatto subìto e poi si impegna a mettere al tappeto una band di quartiere per difendere una ragazza in metropolitana, scatenandosi addosso la mafia russa locale.
Da questo momento inizia un’azione incandescente che ci porta a un divertimento puro e di grande soddisfazione.
Chiara parodia a John Wick e intelligente ironia sulla solidarietà maschile carica di testosterone.
Come in tutti questi film, la figura femminile è una bella statuina, anche parecchio rompiscatole.
Il film ha una bella ed originale colonna sonora ed è recitato in maniera molto convincente, visto che i protagonisti sono attori di grande esperienza e molto amati dal pubblico.
Questo è quello che definisco il classico film giocattolo, completamente inutile.
Il film da vedere quando non hai niente di meglio da fare e ti vuoi rilassare.

