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[TFF41] KALAK | Una violenza è per sempre

Regia: Isabella Eklöf

Anno: 2023
ProduzioneDanimarca, Svezia, Groenlandia, Norvegia, Paesi Bassi, Finlandia

una recensione a cura di Chiara Lepschy e Giuseppe Minerva

Un abuso sessuale in famiglia e la dolorosa vita che ne deriva è ciò di cui narra la regista grazie alla vicenda di Jan, un uomo oggetto delle insane attenzioni del padre quand’era adolescente.

Una storia che inizia, dopo una cruda rappresentazione dell’antefatto, a distanza di anni dalla fuga dalla Danimarca del protagonista, che si stabilisce in Groenlandia con la moglie e i figli. Ma le ferite psicologiche subite da ragazzo gli impediranno di vivere una vita normale. Il suo amore per la cultura locale, infatti, si esplicita anche nell’attrazione per le donne groenlandesi, che lo porta a tradire più volte la moglie. Nonostante la passiva sopportazione di quest’ultima – ignara del passato famigliare del marito – Jan cade in una foga autodistruttiva che lo porta a cercare una vita affettiva e sessuale fatta di disordinati tradimenti e a cadere nel consumo di stupefacenti, rubati dall’ospedale in cui opera come infermiere. La perdita della dignità e il crollo di ogni certezza, condurrà Jan – in tempi cinematografici un po’ troppo dilatati – verso un finale privo di speranza in cui a prevalere sarà, di nuovo, la violenza.

Il film fornisce come spesso accaduto in passato (si pensi a Godland, alla  trilogia di Ruben Östlund o ai lavori di Thomas Vinterberg) un quadro fosco delle società nordeuropee, in cui il benessere economico, i rapporti famigliari e le difficili condizioni ambientali delineano un contesto in cui la società e i suoi membri sembrano disgregarsi senza rimedio. A ciò si aggiunge – in Kalak, che non a caso significa sia groenlandese autentico che sporco groenlandese – il nodo del rapporto fra i colonizzatori danesi e i groenlandesi, la cui componente istintiva e animalesca attrae Jan in modo irresistibile.

Proprio nel tentativo di mettere insieme la tematica psicologica e sociale degli abusi sessuali e la questione del rapporto di inferiorità dei groenlandesi con i danesi, sta la debolezza del film che – nonostante la durata – non riesce a sviluppare appieno né i risvolti psicologici dei personaggi, né il discorso sulla condizione sociale dei locali.

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