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LA STRANEZZA | Il viaggio di un autore in cerca di ispirazione

Regia: Roberto Andò

Anno: 2022

Produzione: Italia

una recensione a cura di Chiara Lepschy e Giuseppe Minerva

Il film di Roberto Andò prende spunto da un evento reale della vita di Luigi Pirandello (Toni Servillo): il ritorno in Sicilia per celebrare, con un discorso ufficiale al teatro Vincenzo Bellini di Catania, gli ottant’anni dello scrittore Giovanni Verga. Il regista approfitta del rientro del drammaturgo nella terra d’origine per immaginare un episodio della sua vita privata, riproponendone la poetica con semplicità quasi didattica.

All’arrivo in Sicilia, la morte della vecchia balia di quand’era bambino (Aurora Quattrocchi) – al cui funerale lo scrittore decide di provvedere economicamente – porta Pirandello, all’epoca cinquantatreenne, a stilare un bilancio della propria vita. Dalle sue riflessioni traspaiono il peso della malattia mentale della moglie e il momento di difficoltà creativa che sta vivendo da un po’ di tempo. In realtà, mentre torna nella natia Sicilia per rendere omaggio al suo maestro verista, ha già in mente un’idea teatrale – che diventerà il dramma Sei personaggi in cerca d’autore – estremamente rivoluzionaria, alla quale – però – non riesce a dare forma compiuta.

La stranezza img 1 chiara e beppe

Una svolta alla stesura della nuova opera verrà dall’incontro con i due addetti alle pompe funebri del paese, con i quali Pirandello deve relazionarsi per risolvere la questione – in un classico spaccato dell’Italia che non si fatica a riconoscere come attuale – del loculo cimiteriale, già occupato dalla bara di un altro defunto.

La stranezza img 2 chiara e beppe

Bastiano (Salvatore Ficarra) – il cui nome riecheggia quello di Bastiano di Francesco, poeta e autore burlesco rinascimentale, e Nofrio (Valentino Picone) si arrabattano come possono fra il lavoro di “becchino” e la grande passione della loro vita: recitare sul palcoscenico mettendo in scena i lavori teatrali scritti da Nofrio. I compromessi, però, sono all’ordine del giorno sia nell’attività lavorativa – come ha dovuto sperimentare personalmente Pirandello – sia nella compagnia teatrale, dove i due amici devono far fronte alle rivendicazioni degli attori per avere parti più lunghe e alla necessità di cambiare gli stessi in ossequio alle convenzioni del paese, come accade nel caso della marchesa sostituita da Bastiano quando la recita è ormai alle porte.

Ma l’esordio in teatro della commedia non andrà bene, sia a causa di uno spettatore che si riconosce – sbeffeggiato – in uno dei personaggi della storia, sia a ragione del litigio fra Bastiano e Nofrio sul palco, quando il primo scopre che il secondo ha una storia d’amore con la sorella Santina (Giulia Andò).

Ciò che accade durante la rappresentazione, assai gradita al pubblico presente, in cui finzione e realtà si mescolano in modo indissolubile, darà nuova ispirazione e slancio creativo al Pirandello drammaturgo. Ma al di là della parti che Nofrio e Bastiano svolgono durante la recita, i due teatranti sembrano incarnare a tutto tondo la più autentica poetica pirandelliana, dove la coesistenza dei registri comico e tragico nasconde una realtà più profonda e drammatica.

La stranezza img 3 chiara e beppe

Il finale del film è del tutto coerente con la filosofia dell’autore siciliano: in un teatro vuoto del pubblico che ha duramente contestato Pirandello alla prima di Sei personaggi in cerca d’autore, il dubbio sulla reale esistenza di Nofrio e Bastiano (di cui fra l’altro nessuno sembra sapere nulla) e la possibilità, quindi, che gli stessi non siano altro che due personaggi (il settimo e l’ottavo?) dello stesso dramma, lascia allo spettatore la chiara sensazione che la fine della vicenda – in cui, in modo assai poetico, la coppia di amici resta bloccata in un teatro ormai chiuso e deserto – non sia la conclusione di quanto narrato ma, in realtà, un’allegoria dell’intera poetica pirandelliana.

Felice la scelta di riproporre le idee fondamentali della produzione di Pirandello mediante una storia semplice e ben scritta, in cui – nella finzione – si mescolano teatro “alto” e “basso” e – parallelamente – nel cast del film si integrano attori di vaglia quali Toni Servillo e Luigi Lo Cascio e una coppia di provenienza cabarettistica come Ficarra e Picone. Davvero bravi e al di sopra di ogni aspettativa questi ultimi nel ruolo di autentiche maschere. Non può non tornare alla mente, in questo caso, una leggendaria coppia comica (ma non solo) siciliana d’altri tempi e cioè Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, spesso interpreti di film raffazzonati ma in realtà scelti, proprio in qualità di “maschere”, dai fratelli Taviani in un episodio di Kaos tratto, guarda un po’ il caso, da La Giara di Pirandello.

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