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LAURENCE ANYWAYS E IL DESIDERIO DI UNA DONNA… | Sulle montagne russe di Xavier Dolan

Titolo originale: Laurence Anyways
Regia: Xavier Dolan
Anno: 2012
Produzione: Canada, Francia

una recensione a cura di Deborah Gallo

È estate a Torino e alla Cavallerizza Reale c’è il cinema all’aperto. Ieri hanno proiettato Laurence Anyways di Xavier Dolan ed è stato come un pugno nello stomaco. L’impeto di scrivere qualcosa a riguardo è arrivato subito dopo la visione. È stata, più che altro, una necessità. Ciò che ricordo è che dopo i titoli di coda sono rimasta a lungo a fissare lo schermo nero. Mi pareva di esser scesa da una giostra — una montagna russa per l’esattezza — ed intorno avessi un enorme parco giochi carico di luci a led colorate e rumori assordanti. Frastornata; era così che mi sentivo, forse perché attraverso la sua arte cinematografica Dolan, il giovane prodigio Dolan è capace di farti dimenticare lo spazio tempo reale e ti trasporta in una dimensione ultra terrena, in cui la passione e la sofferenza fanno da padrone.

Laurence Anyways img 1 deborah

Sto cercando qualcuno che senza essere un reietto si ponga delle domande non solo sui diritti e sui valori degli emarginati, ma anche sui diritti e sui valori delle persone che si definiscono normali.

È questa la considerazione con la quale si apre il film, il desiderio che spinge, costantemente e silenziosamente, Laurence nella sua rivoluzione. Nell’estetica folgorante, che denota lo stile personale e senza uguali di Xavier Dolan, si cela un messaggio chiaro: cosa vuol dire essere normali? Si può essere accettati essendo realmente se stessi?

Coloro che si definiscono normali, conformi alla società, hanno davvero il potere di definire cosa è consueto e cosa non lo è?

Questa è la storia di Laurence, giovane professorə universitariə e promettente scrittorə, e della sua tumultuosa relazione con Fred. Laurence è una donna nel corpo di un uomo, che a un certo punto della sua vita sente l’esigenza di nascere per la prima volta. Dolan, in un vortice di emozioni contrastanti, ci permette di assistere in prima persona alla rinascita di Laurence, senza che esista un solo istante in cui non ci si senta coinvolti, trascinati, responsabili del supplizio sociale che lə protagonista vive per diventare il se stessə che desidera essere.

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Nella strada tortuosa che lə protagonista intraprende per raggiungere l’affermazione di sé, in un clima di intolleranza e repulsione per ciò che — dalla società — viene definito differente, c’è una costante che cammiana ostinatamente al suo fianco, a dispetto di tutto e tutti. Fred è presente, la ragazza AZ — come Laurence la chiama —, colei con cui tutto inizia e finisce. La sua vicinanza ostinata, la sua perseveranza, nonostante il dolore che un cambiamento così improvviso e profondo possa inevitabilmente generare, sono prova di grande coraggio. La camminata intima, ma a passo deciso, dei protagonisti a Île au Noir, sotto una pioggia di vestiti colorati è rivelatrice: esistono solo Laurence e Fred, come persone, come esseri umani. Nudi. Indisturbati. Lievi e impercettibili i giudizi, i criteri, le opinioni, fluttuano nel cielo sottoforma di abiti, di cui i protagonisti sembrano essersi finalmente spogliati.

Forse sta tutto qui, nel saper accantonare le proprie convinzioni per riuscire ad aprirsi al nuovo e ad accogliere il diverso. Questo processo può suscitare timore, poiché ciò che non ci è pienamente comprensibile spesso ci spaventa, ma accogliere può voler dire esorcizzare la paura e permetterci, di conseguenza, di conoscere e accettare. Forse è proprio questo che cerca Laurence; qualcuno che pur diverso da ləi parli la sua stessa lingua, quella della libertà d’essere nel rispetto dell’altro, dell’accettazione di ciò che non sempre è analogo a noi stessi.

Laurence Anyways è finito, i titoli di coda sono ormai andati. Lo schermo è nero e il messaggio è chiaro: il rispetto dei diritti e dei valori dell’altro è un nostro dovere, che definsce in maniera insindacabile il nostro stesso valore.

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