ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE

L’INNAMORATO, L’ARABO E LA PASSEGGIATRICE | Sorridere della Francia e dei suoi pregiudizi

Titolo originale: Alain Guiraudie

Regia: Viens je t’emmène

Anno: 2022

Produzione: Francia

una recensione a cura di Chiara Lepschy e Giuseppe Minerva

La Francia è un paese complesso e variegato dal punto di vista sociale, non solo perché – come altre nazioni europee – è immersa in un’epoca di grandi immigrazioni su scala planetaria, quanto e soprattutto per il fatto che da paese ex-colonialista ha sempre avuto nella multi-etnicità (di passaporto francese, però) una sua precipua caratteristica.

Il film di Alain Guiraudie ci parla della Francia di oggi e dei suoi problemi, toccando – in modo lieve e ironico e con toni da commedia – alcuni fra i temi più attuali e importanti. Per farlo ricorre (anche) ai pregiudizi e ai luoghi comuni più diffusi, in tal modo sottolineandoli e ridicolizzandoli per il solo fatto di rappresentarli sul grande schermo. A tale scopo, il regista fa leva sul volto pacioso di Jean-Charles Clichet – che impersona l’innamorato del titolo, di nome Médéric – che con l’aria stralunata alla Renato Pozzetto anni ‘70/’80 del secolo scorso attraversa la vicenda narrata con una sorta di inconsapevole leggerezza.

Linnamorato larabo e la passeggiatrice img 1 beppe e chiara

L’infatuazione del protagonista per la passeggiatrice Isadora (Noémie Lvovsky) e l’attentato terroristico avvenuto da poche ore nella sua città di residenza (la Clermont-Ferrand della multinazionale Michelin), sono gli spiragli attraverso i quali il regista lascia filtrare quella “realtà” – e ciò che da essa scaturisce – che intende rappresentare e commentare, anche se non in modo esplicito. Il più significativo fra i temi trattati, è quello dell’immigrazione (proveniente soprattutto dal Maghreb e dall’Africa centrale) e tutto ciò che da essa deriva: la “questione islamica”, la profonda trasformazione di quartieri periferici in cui i cittadini di origine extra-comunitaria sono in forte maggioranza, la paura della cosiddetta sostituzione etnica adombrata dai politici di destra (non solo francesi) e, di conseguenza, il razzismo, . E strettamente connesso alla paura del futuro, il rafforzarsi di pregiudizi di ogni genere che – con varia intensità – riguardano sia il protagonista, sia i personaggi di contorno: ogni maghrebino, ad esempio, è uno sfaccendato – nella migliore delle ipotesi – o un terrorista dotato di cintura esplosiva – nella peggiore – alla luce delle preoccupazioni paranoiche dovute all’attentato appena avvenuto. Un distillato, quindi, di luoghi comuni e pregiudizi che colpisce tutti, anche l’arabo integrato – che vuole allontanare il ragazzo più di qualsiasi altro condomino – e una persona innocua come Médéric, che passa la sua vita lavorando (non molto, forse), facendo spesso footing e cercando di incontrare Isadora, la passeggiatrice assai più anziana di lui della quale si è invaghito. Ma, anche in questo caso, i luoghi comuni non mancano, contribuendo a stereotipare oltre il necessario la vicenda. Di conseguenza, la prostituta batte il marciapiede poiché, in fondo, ama fare sesso e resta spiritualmente fedele, nonostante il suo affetto per il personaggio principale, al protettore che – se serve – la “batte” senza remore pur amandola e non potendo vivere senza di lei. A ciò si aggiungono anche gli espliciti riferimenti al tema dell’omosessualità, spesso affrontato dal regista, alla cui categoria si ascrivono – in un finale in cui non è facile capire quanto ci sia di vero e quanto sia un semplice espediente per evitare seccature – sia Médéric, sia il giovane arabo.

Attraverso un film commedia, quindi, emerge il quadro di una Francia la cui cittadinanza oscilla fra i propri radicati pregiudizi e lo slancio ad aiutare chi è in difficoltà, come il ragazzo maghrebino che vive per strada e finisce per essere adottato dal condominio in cui vive il protagonista. E che prima cerca di allontanarlo poiché porta disordine e poi si mobilita per aiutarlo arrivando addirittura a difenderlo da altri arabi che vogliono picchiarlo, forse perché omosessuale.

In conclusione, un film leggero e a tratti surreale, sul cui sfondo scorrono (anche) vicende tanto comuni quanto di rilievo per la Francia e l’Europa nel suo complesso, a cui le destre politiche danno risposte isteriche e parossistiche. Mentre la gente comune (ma non è sempre così) appare tutto sommato più accogliente e preoccupata verso chi è in difficoltà, “francese” o “straniero” che sia.

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