Regia: Babatunde Apalowo
Anno: 2023
Produzione: Nigeria
una recensione a cura di Elena Pacca
Coraggio. Tantissimo coraggio per fare un film così in Nigeria, dove l’omosessualità è illegale e può essere punita sino a quattordici anni di reclusione. Tanto coraggio a creare un film che si prende tutti i suoi tempi, rarefatto, dialoghi scarni, scandito dal bussare costante, quasi una direzione orchestrale, alla porta di Bambino, il protagonista, solitario e pensoso come un Atlante seduto sui destini del proprio mondo. Un mondo di discriminazione, divieto, tabù, dove l’amicizia maschile può essere fraintesa, figurarsi se si affaccia un altro tipo di sentimento. Bawa gestisce un piccolo locale di scommesse ed è un appassionato fotografo. La fotografia è il mezzo con cui si avvicina a Bambino e che allo stesso tempo è filtro, cortina protettiva che trattiene i sentimenti nascenti, fatti di sguardi prolungati, avvicinamenti e ritrosie. Un mondo di cui è facile ignorare l’esistenza e la sua complessità, la modernità a fianco del caos, la paura, il rischio, la negazione di ciò che si è. Fino al potentissimo finale, dove, spogliati dai pregiudizi, si può auspicare un nuovo inizio, il primo passo di una nuova storia di conquista e libertà.
