ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE

[LOVERS FILM FESTIVAL 2023] BEFORE I CHANGE MY MIND | Un concetto che il pensiero non considera

Regia: Trevor Anderson

Anno: 2022

Produzione: Canada

una recensione a cura di Elena Pacca
Before I Change My Mind locandina

Ciò che non si riesce a definire, a collocare in uno spazio circoscritto, destabilizza, incute timore, come se l’impossibilità di appiccicare un’etichetta rendesse difficile un approccio cognitivo senza pregiudizi. È ciò che accade al giovane Robin trasferitosi con il padre in una nuova città per l’inizio di una nuova vita in una nuova scuola. Sappiamo immediatamente, da quel suo collocarsi al suo ingresso in palestra a metà fra la fila dei maschi e quella delle femmine, che sta compiendo una scelta di campo precisa che però spiazza chi siede a destra come chi siede a sinistra, il cui sguardo indagatore cerca di cogliere i segnali per capire quale sia la parte giusta. Fine anni ’80, Alberta, Canada, Robin irrompe nella routine un po’ monotona, provinciale come un alieno in cerca di consenso. Le dinamiche di gruppo scorrono lungo i binari della consuetudine con le classiche schermaglie tra adolescenti, amicizie affiatate, reginette di qualche cosa, bulletti e inevitabili gregari che si accorpano alle proprie star di riferimento con la speranza galvanizzante di brillare un po’ anche loro godendo del privilegio di prossimità. C’è la libertà di annoiarsi, di divertirsi a giocare in strada, nei boschi, una potente oasi di indipendenza e c’è un musical che coinvolge gli studenti, “Mary Magdalene” reinventato sulla falsariga di Jesus Christ Superstar (di cui è troppo oneroso acquistarne i diritti) aggiornato all’estetica pop degli anni ’80, tra Cyndi Lauper, i Devo e i Rockets. Ci sono momenti di luminosità crepuscolare che si appropria degli occhi liquidi e profondi di Robin – lo straordinario Vaughan Murrae – artefice e in qualche modo corpo narrante, veicolo dei palpiti e delle frustrazioni vissute da tutti, protagonisti e non, come se al suo interno fosse inserita una macchina da presa in grado di riprendere tutto rilasciando emozioni al pari di quei diffusori aromatici che si attivano al passaggio. Gli anni ’80 sono ancora acerbi per vivere, esternare, e, per gli altri, rapportarsi con il non binarismo di genere, soggetto identitario misconosciuto ai più. Robin però sa che non c’è una parte giusta e non c’è una parte sbagliata. C’è solo la parte che ci rappresenta e che, nonostante gli inciampi, l’inevitabile dolore, ci fa sentire, nei nostri panni, quali essi siano.

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