Regia: David Wagner
Anno: 2022
Produzione: Austria, Germania
una recensione a cura di Elena Pacca
Quale ambiente se non quello militare è una fucina ad alto tasso di produzione testosteronica, di machismo esibito e di prove di forza per attestare che non si è una piagnucolosa femminuccia? Il sergente maggiore austriaco Eismayer – debitore del suo pari grado Hartman di Full Metal Jacket – esercita con pari arroganza, durezza e protervia il suo ruolo di addestratore dei nuovi plotoni in arrivo, tra cui spicca Falak, dichiaratamente gay, ragazzo con quel sapor mediorientale che gli tiene testa e lo provoca. Tratto da una storia vera che passa fra il cedimento sentimentale, la negazione dello stesso, la frantumazione della famiglia tradizionale ma di copertura, il senso di vergogna, la malattia e la riflessione su cosa sia davvero importante nella vita se non poter esprimere la propria identità senza censure o sotterfugi sfidando l’ordine costituito per portarsi alfine a casa quella vittoria sul campo, la prima di tante battaglie che un giorno farà vincere la guerra sui pregiudizi e la presunta anormalità.
