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[LOVERS FILM FESTIVAL 2024] DUINO | Ché non si può restare, in nessun dove

Regia: Juan Pablo Di Pace, Andrés Pepe Estrada

Anno: 2024

Produzione: Stati Uniti, Argentina, Italia

una recensione a cura di Elena Pacca
Duino locandina

Il cinema compenetra la vita e la vita si fa immagine, schermo, proiezione. Un’osmosi sentimentale di formazione nel più classico degli amori e degli antagonismi che divaricano le strade e innescano un procedere parallelo a distanza in cui lo sguardo a volte si perde e a volte si avvicina. Matias e Alexander si incontrano in un angolo di Friuli dimenticato (da noi per primi) in un nucleo educativo esperienziale – il Collegio del Mondo Unito Adriatico – in cui convergono giovani di ogni nazionalità. L’Argentina e la Svezia via Italia sono i vertici di un triangolo scaleno e passionalmente sbilanciato che resisterà comunque alla prova del tempo. Se il tango – che Matias conosce – è un ballo di contatto e dell’ affidarsi all’altro, il minuetto fra i due novelli Narciso e Boccadoro è una danza di scontri – gli abbracci possenti – e ritrosie – le schermaglie verbali e quelle mani che non osano toccare, sfiorarsi. I genitori che chiedono scusa ai propri figli, per aver sbagliato credendo di agire nel bene, per preservare i figli dal dolore e dalla sofferenza sono un punto fondante del film. E sentire dalla voce della madre del regista, presente in sala, che quel dialogo, qui ambientato su una Volvo station wagon bianca (siamo nel 1997) ferma sul ciglio di una strada è davvero avvenuto in una camera d’albergo, sancisce ancor di più la bontà di una scelta, sofferta, ma necessaria, ora condivisa nella assoluta presenza libera, ma emotivamente vicina, fra madre e figlio. La vita che non si ferma e tanto meno si è arresa, ricongiunge, con la potenza del cinema, una storia che è come il filo di un gomitolo con nodi, garbugli e strappi ricongiunti senza mai perdere la linea d’orizzonte dei due capi alle rispettive estremità. La sequenza mancante, rimane pensata, sognata, irrealizzata. Nemmeno la finzione cinematografica trova il tempo e la misura per colmare quella distanza quasi che così debba andare la storia. Almeno sino ad oggi.

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