Titolo originale: Ėrgėž irėhgüj namar
Regia: Balžinnâm Amarsaihan
Anno: 2022
Produzione: Mongolia
una recensione a cura di Liliana Giustetto
La scena iniziale è allo stesso tempo geniale e spassosa.
I visi che vediamo sembrano scolpiti nella pietra, seri ed intelligenti, profondi e saggi.
Questo film ha il potere di farci ricredere sulle sorti del cinema.
Non esiste solo il cinema dei nostri imperi in declino, esiste anche un cinema spontaneo ed emergente, con tutta l’energia di persone che ancora non si sono espresse in questa arte.
Possono trarre tutta l’esperienza di quello che il cinema è stato finora, rimaneggiandolo e portandoci a conoscenza di realtà piccole ed intatte, oscure ai più di noi.
Questo film, che è interpretato dallo stesso regista e da un meraviglioso ragazzino, racconta di una storia semplice raccontata già mille volte.
Ambientata nella tundra mongola, dove il protagonista, Tulgaa, deve accorrere dalla città, lasciando tutti i suoi impegni, perché il suo patrigno, che è l’unica persona che ancora lo lega a quelle lande, sta per morire.
Qui conosce Tüntüülej, un piccolo pastore di pecore ostile ed ostinato.
Tra i due, uniti dal fatto di essere orfani, nasce uno strano legame, spontaneo e sincero.
Con una semplicità di linguaggio che rappresenta l’essenziale, il film tocca tematiche profondissime come il confronto tra Il vecchio e il nuovo e il rapporto tra padre e figlio.
In una terra, la Mongolia, che è una delle meno densamente abitate del mondo, pare che a vivere la tundra rimangano quasi solo nonni e bambini, con poche madri.
I padri non compaiono, sono tutti lontani, a lavorare nella grande città.
Questo fa sì che i bambini debbano crescere troppo in fretta per svolgere i compiti che gli sono affidati e anche per occuparsi di questi nonni che sentono sempre di più la responsabilità di nipoti che non riescono a crescere adeguatamente.
È bello vedere anche come, nel 2023, in terre così desolate, gli abitanti siano comunque perfettamente in grado di utilizzare ed apprezzare la tecnologia che può alleviare un po’ il loro isolamento e che fa sentire la sua potenza anche nel mezzo del nulla.
Consiglio la visione a tutti quelli che sono interessati a qualcosa di diverso dalle ovvietà delle cinematografie occidentali.
Il film è stato premiato in tre festival internazionali e scelto per rappresentare la Mongolia come miglior film internazionale agli Oscar 2023.