“I concetti dominanti: la Vita e la Morte, l’amore dell’uomo e della donna, l’adorazione della divinità, la Morte e l’Amore, il Corpo e lo Spirito. Sapete cos’è un serapes?
È una coperta a strisce, che ogni messicano porta addosso. A tinte contrastanti e violente come quelle larghe strisce, i momenti della civiltà messicana appaiono stratificati, e a volte sovrapposti, anche se corrono secoli tra uno e l’altro.
La Morte. Teste scheletriche di uomini, e maschere funebri di pietra. Gli orribili dei aztechi, le terrificanti deità dello Yucatàn. Un mondo che fu, e che non è più. Volti di pietra, e volti di carne. Lo stesso uomo che visse migliaia d’anni or sono. Immobile, immutabile, eterno. E la grande saggezza nel pensiero della morte: l’unità della morte e della vita. L’eterno ciclo. E l’ancora più grande saggezza del Messico: superare nella gioia il pensiero della morte. Il giorno dei Morti al Messico: giorno di inaudita allegria...”
Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, Que Viva México!
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