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OPPENHEIMER | Miraggio o incubo?

Regia: Christopher Nolan
Anno: 2023
Produzione: Stati Uniti d’America, Regno Unito

una recensione a cura di Liliana Giustetto

Nolan, cambia genere da quelli che ho amato di più, ci presenta un lavoro accuratissimo, che sfida la nostra capacità di attenzione per cogliere tutti particolari, tra nomi dei personaggi, date, località, fatti.

Fotografia, dialoghi, salti temporali, montaggio, cast e tutta la parte tecnica, sono magnifici.

In una giostra di flashback e flashforward che dinamizzano lo scorrere della narrazione.

Ricordandoci una storia che non è conosciuta da molti, il regista ha cercato di dare rilievo all’aspetto morale ed etico, per il protagonista, mostrandoci i suoi entusiasmi e le sue paure: Oppenheimer, che fu il capo del gruppo di studi che giunse alla realizzazione del primo ordigno nucleare, a partire dagli studi sull’argomento, che erano attivissimi in tutto il mondo.

Il racconto è elaborato con grande rispetto nei confronti degli scienziati, che hanno svolto il loro lavoro e seguito la loro genialità, sviluppando un progetto eccezionale a livello di risultati scientifici e spaventandosi riguardo l’applicazione, che non era nelle loro mani.

Ci viene dimostrato quanto sia iniquo incolpare uno scienziato per una scoperta.

Per quanto il risultato possa avere avuto applicazioni pericolose o letali, non si può pensare che si potesse fermare la ricerca, che sarebbe stata comunque proseguita da altri.

Inoltre, gli studi realizzati, hanno dato origine a tutti i passi avanti per l’utilizzo dell’energia nucleare.

Il film risulta comunque freddo, in particolare si sente la mancanza di riferimenti alle vittime, sia giapponesi, sia a quelle sul territorio dell’esperimento Trinity.

Il dolore dello scienziato non ci è stato mostrato come straziante e certamente non commisurato al dolore di chi aveva vissuto gli eventi come vittima.

Pur rimanendo responsabili i politici che, nella figura del presidente, si accollarono le decisioni di utilizzo, il tormento di chi si trovò diviso tra volontà di scoperta e rimorso per le conseguenze di tali scoperte colpì maggiormente altri scienziati che si ritirarono dal progetto. Per quelli che ne rimasero fedeli, appare, da parte di uomini adulti, un po’ ipocrita.

Siamo lontanissimi dalla sensibilità e dall’onestà intellettuale di Clint Eastwood che in Lettere da Iwo Jima, ribaltando ogni schema sui film di guerra americani, racconta la guerra e la battaglia di Iwo Jima, dal punto di vista dei giapponesi, degli sconfitti e lo fa con sconcertante empatia con il “nemico”, senza alcun intento caricaturale e di demonizzazione.

Mentre, nel film “gemello” Flags of Our Fathers mostra la versione ribaltata, della stessa battaglia, smascherando le tattiche americane per mostrare una visione distorta, della vittoria, a scopo propagandistico.

Oppenheimer img 1 liliana

Particolarmente interessante in Oppenheimer, la figura di Jean, la prima, e forse più importante, donna del famoso fisico, che purtroppo vediamo poco, dolce e fragile, allontanata anche perché iscritta al partito comunista; al contrario di una antipaticissima moglie, comunista pure lei.

Cillian Murphy, interpretando un uomo che, non si stenta a capire, fosse parecchio freddo, è perfetto a tale scopo. Essendo un attore dall’aspetto, quantomeno, inquietante.

Unico momento commovente, per me, sono le lacrime di Oppenheimer alla morte di Jean, sentita come una responsabilità reale, mentre si percepisce la mancanza di calore, che mi ha lasciata uscire quasi priva di commozione o empatia.

Oppenheimer img 2 liliana
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