ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE

[TFF40] PALM TREES AND POWER LINES | L’amore bugiardo

Regia: Jamie Dack

Anno: 2022

Produzione: Stati Uniti d’America

una recensione a cura di Elena Pacca

C’è la provincia americana. Da sempre terreno fertile di storie non proprio edificanti, malate. C’è la solitudine profonda quasi connaturata a una natura nomade non solo fisicamente, ma sentimentalmente. Ci sono tutte le premesse per una storia di quelle un po’ maledette che sembrano fatte apposta per riempire le cronache locali, i nightmare next door che sono diventati materia di infinite serie televisive di casi veri ricostruiti in studio. Twin Peaks con i suoi segreti e le sue aberrazioni era l’archetipo delle province americane di ogni latitudine, basta sostituire gli abeti secolari alle altissime palme. Entrambi spettatori inerti di ciò che accade al di sotto.

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C’è Lea, un’adolescente che deve ammazzare il tempo delle vacanze estive dove non si va da nessuna parte, si gira attorno al proprio ombelico di sempre. Gli amici, un ragazzo distratto che consuma l’atto sessuale sui sedili di un’auto per poi uscire e sbattere la portiera come niente fosse, una madre troppo preoccupata a gestire i suoi primi e ultimi quarant’anni, un padre con una vita altrove. E poi la noia, il girare a vuoto, il prendere distrattamente un sole quasi perenne nel sud della California. Ci sono tutte le premesse per una storia che nasconde delle insidie. Perché 17 anni è l’età di confine tra l’adolescenza e l’essere adulti, con il campo largo delle infinite possibilità aperto davanti a sé. L’età in cui ci si sente grandi senza esserlo. Semplicemente perché si fanno cose da grandi. Si beve, si fuma, si scopa. In cui si fanno enormi cazzate, in cui si rischia, ci si mette pericolosamente e inconsapevolmente in gioco, si pensa di avere il controllo e spesso non è così.

E poi arriva Tom, 34 anni e il fascino di quello “più vecchio” e l’attrazione per essere presi in considerazione da quello più grande, fisicato, indipendente e con quello sguardo in tralice di avvolgente carezza. La storia si prende il tempo lento di un accerchiamento che segue le traiettorie della tenerezza, dell’accudimento, della protezione, del saper attendere e dell’elevare l’oggetto di seduzione a unicum. I due protagonisti, Lea e Tom, assecondano perfettamente la declinazione del proprio ruolo. Apparentemente nessun segnale di sopraffazione, anche se si intuisce che qualcosa non va, e non solo per la differenza di età, quei 17 anni in più.

C’è una storia che inizia in modo convincente ma poi qualcosa si rompe e forza le cose, sbaglia i tempi – troppo repentino e ingiustificato il cambio di atteggiamento di lui, la sua depravazione è troppo estrema e abominevole – e soprattutto rende ingiustificata l’accettazione del prostituirsi (nemmeno per sé  ma per un fantomatico “bene della coppia” dopo una manciata di attimi). Insomma una misura troppo colma che tracima nel sensazionalismo del ritorno di lei – giovane preda – a cercare lui – maturo predatore – trasformando una storia credibile in un cliché a tesi.

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Ma. I cattivi sono cattivi. E qui piacciono per il fatto di essere cattivi, regalando la possibilità di far sibilare sottovoce un “telavevodetto” che soddisfa e premia. C’è un già visto e sentito che però, forse, piace per la sua reiterazione ad libitum.

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