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RODEO | Un mondo liminale

Titolo originale: Rodéo
Regia: Lola Quivoron
Anno: 2022
Produzione: Francia

una recensione a cura di Chiara Lepschy e Giuseppe Minerva
Rodeo img 1 beppe e chiara

Rodeo è il film d’esordio della trentaquattrenne regista francese Lola Quivoron, premiato a Cannes 2022 con il Coup de Coeur della sezione Un Certain Regard e al 40° Torino Film Festival con il Premio Speciale della Giuria e il riconoscimento alla migliore attrice per il ruolo di Julia (una bravissima Julie Ledru).

Il titolo può trarre in inganno, potendo lasciar intendere allo spettatore di trovarsi di fronte a un film sulle corse clandestine delle due ruote. In realtà, il mondo delle corse è solo sullo sfondo della vicenda raccontata. Il gruppo di bikers con cui la protagonista entra in contatto, infatti, si occupa più che altro di piccoli furti di pezzi di ricambio, sotto la direzione di un detenuto – Domino – che dalla galera li commissiona. Questi gestisce la vita del gruppo di giovani da padre padrone, suddividendo fra loro gli incarichi nonché le commissioni collaterali, quali fare la spesa per la compagna Ophelie (Antonia Buresi) e il figlio, della cui vita dispone dispoticamente non permettendo mai che escano di casa se non per andarlo a trovare in prigione.

Julia è una ragazza scomoda, dai modi burberi e con un’autentica e irrefrenabile passione per le motociclette, che si procura talvolta rubandole con la scusa di provarle prima di un eventuale acquisto. A tal fine fa leva sul maschilismo/machismo dei proprietari che non immaginano che una ragazza provando la moto sia in grado di scappare a tutta velocità. Una volta cacciata dalla famiglia che la ritiene solo una fonte di problemi, entrerà a far parte di una comunità di biker dentro la quale conquisterà un ruolo sempre più centrale proprio grazie alla sua abilità nei furti di motociclette. Nonostante ciò, non riuscirà mai a integrarsi bene nel gruppo, poiché Julia – soprannominata “la Sconosciuta” dagli altri componenti – non è fatta per integrarsi: troppo indipendente e diffidente, forse come risposta alla fragilità e alla precarietà della sua condizione. In aggiunta, dopo una prima fase in cui la sua considerazione da parte della banda cresce grazie alle abilità che mette in mostra, subentrano l’invidia e il fastidio da parte di alcuni membri del gruppo. E così è anche per il capo in carcere, nonostante si renda conto che le sue capacità hanno fatto fare un salto di qualità nella realizzazione dei furti. Ciò che lo disturba, in realtà, è l’amicizia e soprattutto la solidarietà nata fra la giovane e Ophelie.

Rodeo img 2 beppe e chiara

Rodeo è un’opera d’esordio con un forte contenuto sociale e politico che si aggiunge alla lista di film che negli ultimi anni hanno descritto il mondo delle banlieue parigine e francesi, con particolare attenzione al fallimentare processo di inserimento degli immigrati di seconda generazione e alla mancanza, per gli stessi, di una possibilità di riscatto. Oltre a ciò, assume i toni del noir per la minuziosa descrizione della banda di ladri motociclisti, dei rapporti tra i vari membri e delle più o meno evidenti rivalità interne. Ma è anche, e forse soprattutto, un film femminista e al femminile, nel mettere al centro della narrazione una donna centauro che riesce ad essere particolarmente abile nei furti proprio sfruttando, come accennato, i pregiudizi delle proprie vittime. La protagonista, quindi, è a tutti gli effetti una giovane non integrata sotto ogni punto di vista: estranea al suo ambiente familiare nonché donna in un contesto maschilista e iper-virilizzato. In più, non è nella condizione emotiva di accettare la mano tesagli dal “collega” Kais (Yanis Lafki) – innamorato di lei – perché nei suoi confronti non prova un sentimento particolare. Se Julia nutre un affetto – che si tratti di solidarietà femminile, amicizia o forse qualcosa di più – è per la moglie del boss: nel pomeriggio trascorso insieme a lei e al figlio sembra esserci una speranza di futuro e di riscatto che per Julia non potrà concretizzarsi ma per Ophelie chissà…

Un film duro e senza sconti, peccato per un finale – in linea con il genere – non particolarmente originale nonostante la ripresa di una nota onirica già presente nella prima parte, con la visione del biker morto monito e presagio dei rischi della scelta intrapresa.

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