ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE

[SPECIALE] CABINET OF CURIOSITIES | Una wunderkammer del fantastico

Regia: Guillermo del Toro

Anno: 2022

Produzione: Stati Uniti d’America

una recensione a cura di Chiara Lepschy e Giuseppe Minerva

Il titolo della serie esprime sin da subito l’ambizione del suo creatore: stupire lo spettatore, mostrandogli il senso del meraviglioso (e del fantastico) secondo la tradizione delle wunderkammer, le camere delle meraviglie che fra il XVI e il XVIII secolo raccoglievano – secondo i gusti del collezionista – gli oggetti meravigliosi e bizzarri di tutte le epoche. Ad essere ospitati nelle wunderkammer – la più famosa delle quali fu quella del gesuita Athanasius Kircher vissuto nel Seicento – erano oggetti di qualsiasi tipo e provenienza, sia naturali che artificiali. E a questo ideale di conoscenza si è ispirato Guillermo del Toro, concependo una serie televisiva che vuole riassumere in sé il meglio del genere horror e fantastico.

Negli otto episodi, quindi, scorrono in sequenza alcuni esempi dei vari (macro)generi, caratterizzati – ciascuno – da varie (e tradizionali) tematiche e ambientazioni. Si hanno:

  • gli episodi in cui l’”altrove” è al centro della vicenda, come in Lotto 36, in cui assume sia l’aspetto di un magazzino dimenticato da tutti (e del suo retro, murato e separato dal resto del mondo), sia le sembianze oltremondane del demone che alberga nel corpo della donna rinchiusa da decenni in quel luogo abbandonato e che, una volta liberatosi, assume una forma che richiama il terrificante Cthulhu di Lovecraft. E di un altrove tanto orrendo quanto claustrofobico si parla ne I ratti del cimitero, dove il protagonista – uno squattrinato profanatore di tombe – si trova a percorrere cunicoli stretti e oscuri, smarrendo la strada della superficie ma trovando quella che lo conduce al tempio di un orrendo dio tentacolato. Saranno i topi che abitano il dedalo di cunicoli a giustiziare il tombarolo, proprio nel momento in cui questi credeva di essere in salvo. Due episodi ben riusciti, in particolare il primo, nobilitato dalla presenza di un insopportabile Tim Blake Nelson (come non solidarizzare con la signora Amelia?)
Cabinet of Curiosities img 1 beppe e chiara
  • gli episodi in cui l’horror, secondo un classico sia letterario che cinematografico, si ibrida con la fantascienza e con la figura dell’alieno maligno. Spazio, quindi, all’E.T. parassita de L’autopsia, che privo degli organi di senso utilizza quelli degli umani con cui è simbiotico, iper-stimolandoli per il proprio piacere e consumandoli dall’interno. Ma le cose, stavolta, non gli andranno per il verso giusto.

Tutt’altro finale – ineluttabilmente catastrofista – quello de La visita, in cui un miliardario misantropo invita alcune persone di talento (un musicista, un’astronoma esperta di vita extraterrestre, uno scrittore e un medium) per visionare un misterioso meteorite. L’uso di droghe e l’entrata in trance degli ospiti attiverà la pietra che in un’evoluzione a metà tra The Blob (1958) e L’invasione degli ultracorpi (1956) imbocca una strada prevedibile. Forse la coppia di episodi meno riuscita, nonostante la presenza – nel secondo – di un magnetico Peter Weller

Cabinet of Curiosities img 2 beppe e chiara
  • il classico episodio lovecraftiano (Il modello di Pickman) che narra la fascinazione e l’orrore provati da un giovane pittore per un misterioso compagno di studi, i cui quadri perturbano la psiche di chi li osserva. E secondo il classico stile di H. P. Lovecraft, l’orrore e l’indicibile prendono corpo con il dipanarsi della storia, portando lo spettatore da una piena razionalità alla più totale follia, in coerenza con i protagonisti della vicenda. Uno degli episodi meglio riusciti, classico e oscuro
  • il sorprendente episodio (L’apparenza) in cui il “terrificante” non ha nulla, invece, di classico ma si rivolge direttamente allo spettatore interrogandolo su quanto possa essere orrido il mondo d’oggi, così legato all’apparenza e al perseguimento di un ideale di “bellezza” che è prima di tutto necessità di accettazione da parte degli altri. Una storia condita di uno humor nero che ne fa una delle migliori in assoluto della serie
Cabinet of Curiosities img 3 beppe e chiara
  • gli episodi sui fantasmi, immancabile mirabilia di qualsiasi wunderkammer dell’horror. I sogni della casa stregata, anch’esso tratto da H. P. Lovecraft, è un omaggio al racconto ottocentesco fatto di fantasmi, sensitivi e uso di droghe, il tutto in un’aura gotico-romantica che rimanda all’iniziatore del genere, lo scrittore Edgar Allan Poe. Più moderno seppur affine al precedente per il tema “fantasmatico” è Il brusio, in cui la classica storia di fantasmi in una casa isolata (in questo caso in una riserva naturale) convive con l’aspetto psicoanalitico della crisi matrimoniale dovuta alla recente perdita di una figlia. Efficace il trattamento della vicenda, con una bella fotografia crepuscolare che fa dell’episodio, nonostante un che di già visto, uno dei più riusciti della prima stagione

Concludendo, un insieme di episodi la cui disomogeneità di caratteristiche (voluta, altrimenti come si potrebbe parlare di wunderkammer?) e di riuscita rende difficile dare un giudizio univocamente positivo al tutto, pur riconoscendo l’originalità dell’idea.

CORSI ONLINE

Newsletter