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[SPECIALE – FILM CONTRO FILM] EMPIRE OF LIGHT vs IL RITORNO DI CASANOVA | Il Cinema e due film a confronto

Regia: Sam Mendes

Anno: 2022

Produzione: Stati Uniti d’America, Regno Unito

Regia: Gabriele Salvatores

Anno: 2023

Produzione: Italia, Francia

una recensione a cura di Chiara Lepschy e Giuseppe Minerva

Empire of Light di Sam Mendes e Il ritorno di Casanova di Gabriele Salvatores parlano del cinema e del suo mondo da due punti di vista profondamente differenti.

Il primo è un vero e proprio film sul cinema e la sua magia, che Sam Mendes colloca all’inizio degli anni Ottanta dello scorso secolo, quando le sale di proiezione erano ancora il mezzo di fruizione principale delle opere cinematografiche sebbene non fossero più all’apice del loro fulgore, come richiamato dal salone all’ultimo piano dell’edificio, abbandonato e in decadenza ai tempi della vicenda narrata. Proprio sulla fruizione dei film da parte degli spettatori e sugli addetti alle sale che tale fruizione garantiscono, si concentra il racconto del regista. Mendes ci parla dell’illusione della vita e del movimento creata grazie a un difetto di risoluzione dell’occhio umano e racconta il cinema attraverso il suo potere consolatorio e curativo.

Il ritorno di Casanova img 1 beppe e chiara

Il film di Salvatores, invece, è ambientato nel presente e pur avendo come protagonista un regista e il film che sta realizzando, non si può veramente definire come un’opera sul cinema. Il tema principale, infatti, è l’accettazione della vecchiaia, in particolare nel caso di una persona di talento e di successo con una spiccata componente narcisistica che i risultati conseguiti hanno inevitabilmente acuito nel tempo. Da questo punto di vista il film avrebbe potuto parlare di una qualsiasi persona che ha avuto successo nella sua professione – ad esempio di uno scrittore e del suo romanzo in via di realizzazione – senza cambiare minimamente il senso di quanto raccontato. Il punto di vista assunto è, non a caso, quello dell’artista che realizza la sua opera mettendoci dentro il proprio vissuto – comprese paure e ossessioni – in un gioco di specchi in cui Salvatores è Leo Bernardi (Toni Servillo), il quale, a sua volta, si specchia in Giacomo Casanova (Fabrizio Bentivoglio), giunto alla dura constatazione del passaggio (e della finitezza) del proprio tempo.

Se in Empire of Light il cinema cura e consola dalle tribolazioni dell’esistenza e i protagonisti sono gli “operai” delle sale (proiezionista, direttrice di sala, addetti alla biglietteria, maschere, ecc.) che vivono una quotidianità faticosa, ne Il ritorno di Casanova al centro c’è l’artista e il modo in cui traspone il proprio vissuto nell’opera creata, senza però elaborarlo nel profondo quanto, piuttosto, per sfuggirlo. Leo Bernardi, infatti, entra in crisi ogni volta che finisce un film perché non riesce a vivere normalmente nella dimensione reale e concreta ma solo mentre gira (come più volte ripete). Non è un caso che non sappia guidare e viva in una casa dove un complesso sistema di sensori e meccanismi automatici gli consente di evitare anche le azioni più banali.

Ciononostante, in entrambi i film è facile riscontrare una nota personale, declinata – però – in modo profondamente diverso: Sam Mendes guarda all’epoca della sua adolescenza nell’Inghilterra in cui si stava affermando il fenomeno Margareth Thatcher e il razzismo riprendeva vigore, mentre – come scritto – viene spontaneo pensare che il tema dell’accettazione della vecchiaia sia particolarmente sentito da Gabriele Salvatores e che egli trovi in Leo Bernardi e in Casanova degli alter ego tramite il quale dargli forma compiuta.

Empire of Light img 1 beppe e chiara

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