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[SPECIALE] PERFECT DAYS | Gli occhi del giusto

Regia: Wim Wenders
Anno: 2023
Produzione: Giappone, Germania

una recensione a cura di Liliana Giustetto

Tokyo oggi.
Hirayama è un sessantenne che vive in una periferia.
Ha una quotidianità perfettamente strutturata e ripetitiva, con un ritmo tranquillo e meditativo.

Tutte le sue azioni sono rituali, quasi al limite della perfezione, dallo svegliarsi con il suono della signora che scopa via le foglie dal vialetto, all’alba, al curare le piccole piantine che ha salvato dai parchi cittadini, al bere il primo caffè freddo, prelevandolo, in lattina, dal distributore automatico sotto casa.
Una sorta di meditazione in movimento.

Accompagnato da letture ispirate e musica di classe, proveniente da vecchie cassette uscite, come lui, dal passato.
Con una piccola macchina analogica scatta foto di piccoli particolari che lo colpiscono, consuma pasti frugali, si concede un piacevole bagno in un sentō a fine giornata.

Anche le giornate libere sono segnate puntualmente da un ritmo stabilito, che varia dai giorni lavorativi aggiungendo un passaggio alla lavanderia automatica, una passeggiata in bicicletta e un pranzo in un locale più curato.

Mentra, durante la settimana, Hirayama lavora duramente e coscienziosamente.
Pulisce i bagni pubblici municipali.
Ma li pulisce con una dedizione che è quasi perfezionismo.

Il suo non è un lavoro fatto per sopravvivere, come visto, ad esempio, nel film francese – Tra due mondi – è un lavoro che permette di vivere, senza togliere nulla al miracolo della vita. Non è tempo sprecato che si spera di dimenticare appena finito. È una parte della giornata che rende completa l’esistenza. Perché non è disprezzato, ma compiuto con la medesima cura e dedizione impiegata per tutte le altre attività della vita.

Perfect Days img 1 liliana

Hirayama non grugnisce, come tanti lavoratori, ma apre la porta al mattino e sorride al cielo, assonnato ma fiero di compiere un’azione utile, di esserci, per la società. Di fare la propria parte, come accompagnare un bambino che si è perso o salutare un avventore.
Un equilibrio perfetto, che comprende fotografare un albero amico ogni giorno o leggere un libro scelto la domenica nella libreria di quartiere.

I suoi sorrisi illuminano lo schermo.
Se la prima parte del film, quasi priva di dialoghi, ci mostra la quotidianità, nella seconda parte, capiamo molto di più del protagonista.
Quanto, con il suo riservato comportamento, sappia essere in comunicazione con gli altri, un saluto, un augurio, l’affetto per una nipote, l’attrazione per una donna, la simpatia per una ragazza e per tante persone che incontra casualmente o meno.

Perché: adesso è adesso, un’altra volta è un’altra volta.

Perfect days, day by day.
Una serie di azioni che non sono una coazione a ripetere, ma sono riti che scandiscono il tempo.

Una pellicola che regala un profondo stato di calma e serenità, dove la lentezza della narrazione non si fa sentire anzi è il metodo per lasciar percepire quanto le piccole cose della vita riescano a donare il massimo della soddisfazione.
Hirayama si è riappacificato con gli errori del passato con un atteggiamento di gentilezza e pazienza misto a gioia di vivere.
La dignità del comportamento come vessillo della pace interiore.

Interpretazione magistrale di Kōji Yakusho, già amato in molte pellicole, che è stato premiato a Cannes come miglior attore.

Le riprese sono al limite del documentarismo con uno sguardo contemplativo, ben degno di Wenders.
Limpide riprese a colori a contrasto con riprese sfumate in bianco e nero nei momenti che rappresentano i sogni di Hirayama.

Il piano sequenza finale vale tutta la visione.

CIT.
-komorebi-
-La luce del sole che filtra attraverso le foglie-

Una sensazione magica, ma allo stesso tempo anche malinconica, che ci ricorda l’impermanenza e la mutevolezza costante di tutte le cose.

Perfect Days img 2 liliana
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