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[SPECIALE VISIONI SARDE 2022] LA VENERE DI MILIS

Giorgia Puliga (Oristano, 2000). La passione per il cinema nasce nei primi anni del liceo, e la porta a frequentare il primo corso di filmmaker con il docente e regista Gian Paolo Vallati. Successivamente si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove frequenta l’ultimo anno. Affascinata da tutti i reparti del comparto cinema, partecipa a diversi laboratori, campus e stage, e come giurata alla 57° Mostra Internazionale del nuovo cinema di Pesaro. “La Venere di Milis” è il suo primo cortometraggio professionale.

Commedia divertente e genuina, trainata dalle espressioni tra il dolce e il goffo di Angelo Orlando, in cui ci si riconosce tra voglia di ricominciare, sogni e frustrazioni. Valida la struttura narrativa che, spinta da un MacGuffin (la statuetta), veicola la tensione tra atteso e disatteso, e diverge nel pre-finale in un risvolto soft-noir. Manca di più audacia nelle soluzioni di trama, e qualche interpretazione è migliorabile. Colonna sonora azzeccata, che raccoglie e rafforza la commedia. Godibile.

Alessandro Cellamare

Il passato si ripropone come un tramezzino stantio. Commedia ai limiti del surreale che mette in scena i rapporti di Tonio, trattorista con altre ambizioni, frustrato da un menage familiare giunto al capolinea, con le donne: la moglie parrucchiera, l’avvenente barista e una Venere che viene da lontano. I sogni di ricchezza si nascondono sotto una zolla. L’oroscopo mattutino fa presagire qualcosa di buono e allora perché non credere alle stelle e a nuovi cieli, auto di lusso, aragosta e champagne, spiagge bianche e acque cristalline se si deve sognare? Qualche peripezia, qualche piccola traversia ma poi, una nuova vita pare profilarsi agli orizzonti di Tonio. Ma la dura legge del tramezzino è un karma implacabile. Ti inchioda ovunque tu sia e con chiunque tu sia. Che lo si voglia o no.

Elena Pacca

Cortometraggio sulla Sardegna rurale descritta con i toni della commedia degli equivoci. Un contadino di Milis rinviene nel proprio campo un reperto archeologico di (forse) grande valore. Ma non seguire le regole e tentare di piazzare l’opera per vie non del tutto lecite dà il la ad una vicenda che ha al centro lo stranulato contadino, la moglie, una procace cassiera di un caffè e il poco serio professore che cerca di vendere l’opera d’arte rinvenuta dal protagonista. Che cambierà vita…

Chiara Lepschy e Giuseppe Minerva

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