ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE

SUR L’ADAMANT | E la nave va

Regia: Nicolas Philibert
Anno: 2023
Produzione: Francia, Giappone

una recensione a cura di Elena Pacca

Salire a bordo de l’Adamant, questo battello galleggiante sulla Senna, è un’avventura che non lascia indifferenti. Cambia la nostra percezione della malattia psichiatrica e di chi ne è portatore. Nicholas Philibert ci introduce con sensibilità e delicatezza in questo centro diurno per i disturbi mentali in cui convergono persone che sono personaggi a tutto tondo, diversi fra loro, e ugualmente afflitti da un qualcosa che li rende altro da sé o da quel sé che avrebbe dovuto essere e non è, e di cui, in questo caso specifico, i soggetti ne hanno coscienza e consapevolezza. Una galleria di volti e di voci che animano le giornate che sono terapia e socialità, incontro e comunità. L’immagine potente di questo battello è il sofisticato rivestimento ligneo a tasselli mobili che al mattino si muovono elettricamente e simbolicamente spalancano le loro ali come un’apertura verso questo mondo che per molto e per molti appare chiuso. Un guscio in grado di proteggere e dischiudersi all’impossibile che può diventare fattibile. Un battello ebbro di vitalità e di speranza per una parte di umanità fragile e indifesa, se non adeguatamente trattata, accudita, vigilata. Se questo mondo non li renderà cattivi e grazie alle cure e al progetto che coinvolge i distretti centrali di Parigi e gli ospedali afferenti, che da più di dieci anni offrono un’idea concreta e immaginifica al tempo stesso, strumento di una neopsichiatria che, una volta “slegati i matti”, deve essere investita da una presa in carico dei soggetti. Un’idea di salute pubblica che non si monetizza nel privilegio dei pochi, ma che rende un servigio a tutti, a tutti quelli che non possono competere per risorse, opportunità e capacità.

Un film che annulla la definizione di genere del documentario. È un film a tutti gli effetti. Siamo noi stessi soggetti ospiti de l’Adamant. Le persone ci parlano rivolgendosi allo schermo in una sorta di confessionale aperto che è al tempo stesso, dichiarazione e dialogo. Traspare una sensazione di benessere e la considerazione di un’alterità che esiste, che non si nasconde ma che è in grado di appropriarsi di un proprio spazio che significa vita vissuta, esistenza condivisa, ricordi da custodire ed esperienze in grado di tramutarsi in ricordi futuri.  E così come a volte ci si stupisce di certi ragionamenti o espressioni infantili, così si rimane di sasso per la precisione e l’ironia di certe affermazioni e la saggezza, la poesia e l’acutezza di certi pensieri. Una follia a tratti così lucida da risplendere. La percezione è quella di un qualcosa di possibile. Restando irremovibilmente umani l’umanità intera non può che trarne beneficio, senza lasciare indietro nessuno, lungo un viaggio ancorato sul territorio, ma proiettato a esplorare il mondo e le vite parallele di chi lo abita.

Orso d’Oro a Berlino 2023, concorre per il Prix Palatine 2024, il premio giovani franco-italiano per il cinema europeo.

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