ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE

TÁR | Le conseguenze del potere

Regia: Todd Field

Anno: 2022

Produzione: Stati Uniti d’America, Germania

una recensione a cura di Liliana Giustetto

Todd Field organizza una sceneggiatura che si sviluppa a scatti tra scene che si rincorrono in maniera turbinosa ed apparentemente disordinata, ma in realtà l’ordine narrativo non tarda a mostrarsi.
Al pari della sceneggiatura visiva anche la traccia sonora contribuisce ad un crescendo di tensione non indifferente.
Per il primo terzo il film è molto verboso, la vita di una direttrice d’orchestra e musicista che si dilunga in spiegazioni tecniche sulle esecuzioni musicali, non certo alla portata dei comuni mortali.

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Lydia Tár è la direttrice dell’Orchestra Filarmonica di Berlino e già allieva di Bernstein. La sua ambizione è quella di raggiungere le vette del suo maestro cimentandosi in un lavoro che si ritiene sia prettamente maschile.
Più avanti il film prende una piega decisamente più accattivante, portandoci nella vita di questa donna, di cui capiamo, mano a mano, il carattere. Così come capiamo l’indole delle altre donne intorno a lei, un mondo quasi totalmente femminile; un po’ sottomesse, un po’ schiacciate dalla sua personalità, ma, qualche volta, anche determinate e non disposte a piegarsi.
Gli uomini che appaiono sono, perlopiù, in osservazione delle sue reazioni agli avvenimenti e sempre vagamente sulla difensiva.
Lidya combatte contro le discriminazioni di ogni tipo come contro il fanatismo di certi atteggiamenti. Ha fondato un’associazione per sostenere le musiciste perché abbiamo le stesse possibilità di riuscita professionale di un uomo.
Nello stesso tempo non ha scrupoli ad impedire il successo di donne che, per qualche motivo, non hanno riscosso la sua preferenza.
Certamente i comportamenti di Lidya Tár non sono canonici, ma, a ben vedere, sono i comportamenti che milioni di uomini hanno adottato dalla storia dei tempi, senza riportarne, quasi mai, le conseguenze.
Sono i comportamenti di una persona estremamente dotata e meritevole, che si fa trascinare dalla brama del potere e dalla ossessione per la perfezione.

In questo caso invece vediamo come, le dinamiche sociali e giuridiche, facciano prendere una piega ben diversa a seguito degli assunti.

Cate Blanchett si dimostra, come sempre, un’attrice superlativa qualunque ruolo interpreti. Sempre bellissima ed inappuntabile, con questo suo aspetto glaciale, come di una donna sempre perfettamente a suo agio nella sua pelle.
Ma durante la narrazione, con l’aiuto del trucco e della fotografia, Lidya cambia diventando sempre più simile ad una maschera di durezza.

Nel film viene dato un peso enorme ai particolari, anche i più minimi, perché, la caratteristica che fa parte del personaggio è l’essere intransigente verso la minima sbavatura che possa contrastare con i suoi intenti.
Meravigliosi i momenti in cui si osserva il sarto che le prepara i vestiti e l’attenzione che pone Lidya a come le cade ogni indumento.
Quasi come un giudice irreprensibile verso chiunque la circondi che sia il sarto, i suoi assistenti, o i musicisti che dirige e non meno verso se stessa.

Lidya si può definire una sorta di schiacciasassi per qualunque sentimento umano che pervada altre persone, non ha mai il minimo dubbio, se una situazione ferirà qualcuno non è un suo problema, non è una cosa che la riguardi, eventualmente preoccupata solo delle ricadute che le azioni altrui possono avere sulla sua vita.
Sprezzante dei giudizi è pronta ad utilizzare qualunque mezzo per cavarsi di impiccio e tornare ad essere la perfezione in cui si specchia.
Sa di essere ammirata e ci gioca alla grande.
La bambina è l’unico essere che riesce a scalfire il suo cuore, ma solo fino ad un certo punto.

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Una pellicola intensa imperniata totalmente sul personaggio, lasciando tutti gli altri a ruotare intorno a lei.
Una fotografia limpida e glaciale, immersa in una multiculturale e vivacissima Berlino.
La sua casa coniugale è di un design moderno e freddissimo.
La casa da single è uno scarno rifugio alle invettive degli altri, ma non riesce a ripararla completamente dal mondo.
Lidya è ossessionata dai rumori, si sveglia di notte al minimo suono, trova fonti di rumore ovunque, il suo orecchio è così sensibile da darle il tormento specialmente nel silenzio notturno.

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Arriva a fingere di aver subito un’aggressione piuttosto che ammettere di aver fatto un errore di valutazione in una certa situazione.
Manipola chiunque per raggiungere i suoi obiettivi, ma, avendoli già praticamente raggiunti tutti, sembra che lavori principalmente per non permettere che gli altri raggiungano i propri.
Il classico atteggiamento di chi usa le persone come Kleenex, buttandoli via quando non servono più.
La sua diversità sessuale, le sue pulsioni non facilmente domabili, sono anche il suo punto debole, il suo tallone d’Achille.
Non è sufficiente cercare di ignorare i problemi per minimizzarli.
E, nell’epoca dei social, questo diventa praticamente impossibile.
Ma bisogna pur spendere qualche parola positiva per questo personaggio carismatico.
È una donna che ha sacrificato tutto per la sua arte e la sua passione.
Arrivare ai suoi livelli non è certo uno scherzo, sottintende un enorme sacrificio di impegno e dedizione.
Non per nulla ben pochi arrivano a quei livelli.
E assistiamo a malincuore, anche nei suoi riguardi, alle ingiustizie che si vengono a creare in una coppia che litiga quando ci sono di mezzo figli.
Dinamiche che, in questo mondo, non cambiano mai.

Quindi, facendo due conti, Lidya patisce molto più degli uomini alcuni tipi di retaggi culturali, ma non riesce ad evitarne altri che sono proprio tipici degli uomini.
Come quelli, risaputi, a danno dei padri separati.
A ben vedere possiamo dire che Lydia è molto più una vittima di quanto appaia in superficie, certo lei non è immune da colpe anche gravi, ma paga pesantemente le conseguenze delle sue scelte, fino a capire a che punto è arrivata ed esserne disgustata.
Fino a che rimarrà solo Lidya, Tár non esiste più.

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