associazione di promozione sociale

[TFF39] LE ALTRE VISIONI | A Glance On

un rapido sguardo alle visioni fuori concorso del TFF39

Extraneous Matter Complete Edition - Ken'ichi Ugana, 2021

A due velocità.

Qual è il significato di “complete edition”? Nato come cortometraggio, solo successivamente, per decisione dei suoi creatori, l’opera si evolve in un film di 61 minuti. Può essere questo il motivo per cui l ’horror di Ken’ichi Ugana appare tanto interessante ed originale nella prima parte, dove si apprezzano anche le scelte visive, quanto mediocre nell’ultima, dove il tono da commedia è eccessivo e l’originalità si dissolve.

Ezio Genitoni

Tromperie - Arnaud Desplechin, 2021

«Oggi mi sembra di non avere una fica, l’ho lasciata a casa».

Sussurrato fin da subito, nonostante e grazie a battute come questa, si entra in un mondo emotivo ed ipnotico, tradotto da Desplechin a partire dall’opera di Philip Roth, che pochi film sono in grado di restituire. Vita e arte corrono parallele.
Qual è il desiderio che resta alla fine? Quello di correre a procurarsi un “carnet” come quello di Philip e di poter un giorno scrivere o fantasticare di un’amante inglese, vera o immaginaria che sia.
Da non perdere.

All Light, Everywhere - Theo Anthony, 2021

Telecamere, occhi e cervello. C’è differenza tra vedere ed interpretare.
Complicato il documentario di Theo Anthony che vola con facilità tra visioni di grande respiro e fatti specifici legati alla realtà. Si resta in parte sovraccaricati dalla visione ma allo stesso tempo con un bagaglio di suggerimenti su cui meditare: un peccato ignorarli.

Clint Eastwood: A Cinematic Legacy - Gary Leva, 2021

Le nove parti del documentario proposte in un unico montaggio di 133 minuti.

A chi è destinato un prodotto come Clint Eastwood: A Cinematic Legacy? Innanzitutto ad un pubblico di appassionati.
Cosa lascia Clint Eastwood: A Cinematic Legacy di nuovo, interessante, genuino a questo pubblico? Poco.
Un’interminabile esaltazione del personaggio che non dà spazio al concretizzarsi di emozioni o, tantomeno, a serie riflessioni.

L'angelo dei muri - Lorenzo Bianchini, 2021

Struggente, elegiaco, delicato. Uno sfratto ormai esecutivo dalla casa di sempre, un po’ demodè, un anziano che rimane senza luce prima e poi senza gas. Un’idea geniale: prendere un po’ di mattoni e calce lasciati sulle scale da operai in procinto di ristrutturare e chiudersi in un fondo di corridoio, per scomparire murandosi all’interno, ma con la possibilità di “evadere” all’occorrenza e respirare attraverso una griglia removibile. Per non andare via da quella casa che è vissuto, memoria, stratificazione emotiva. Una resa dei conti privatissima si compie in quel deserto silente che ormai sono le mura domestiche, le stanze buie, il lunghissimo interminabile corridoio. Percepiamo distintamente il dolore dell’uomo anziano, lo sguardo a volte perso verso infiniti punti nei muri, altre volte attento a scrutare i dettagli di ciò che vede attraverso. Una divisione spaziale coerente tra dentro e fuori, scuri e angusti nonostante l’ampiezza gli interni, uniformi e soverchianti quelli di una grigia Trieste di là dai vetri. Una tenuta narrativa perfettamente sostenuta dall’interpretazione e dai ruoli di ciascuno. Una cura minuziosa nella ricostruzione, con materiali apparentemente di scarto, degli oggetti scenici che caratterizzano alcuni momenti della storia, la mongolfiera su tutti. Intuiamo che sia successo qualcosa a quell’uomo e a quella casa, che è stata dimora e prigione al tempo stesso. Dove le sbarre che non permettono una via di fuga non sono reali, ma sono quelle di un condannarsi a una sopravvivenza in solitudine. Di più non si può dire per non svelare l’incanto brutale che via via prende forma nella sua convincente rivelazione finale.

Elena Pacca

Tromperie elena

Tromperie - Arnaud Desplechin, 2021

La verità, vi prego, sull’amore…
Come i cristalli di un caleidoscopio, gli amori compongono una miriade di figure uguali e diverse, ognuna con la sua bellezza, la propria unicità, l’essere indispensabili e insostituibili. Fino a quando…
Fino a che un nuovo cristallo entra in gioco creando l’ennesima variante, innanzitutto nuova e poi originale, interessante, stimolante, eccitante, una variazione Goldberg per appassionati. Dal romanzo Inganno di Philip Roth, una messa in scena focalizzata sul fascino della parola, sull’affabulazione sensuale quando non addirittura erotica, capace di essere stimolo carnale quanto una caviglia o un seno nudo. Philip, il protagonista, appartiene alla schiera di persone appassionatamente innamorate dell’amore che non prendono nemmeno in considerazione l’ipotesi di privarsene anche per un solo istante, instaurando una sorta di consesso sentimentale che attraversa le stagioni della vita sovrapponendosi, aprendo parentesi come un’espressione matematica e – al pari di queste – le storie, spesso coeve, assumono diversa “dignità” di ruolo, a seconda dei momenti e dell’intensità delle relazioni. E che non si muoia per amore è una gran bella verità, ma quanta sofferenza, quanta pena, quanta fragilità possiamo trovare in questi frammenti di un discorso amoroso, quanta lacerazione, fra l’esaltazione, la felicità irrazionale e la perdita di qualcosa che improvvisamente mette fine a una storia o la fa proseguire nonostante tutto. Desplechin indaga e immerge le tante parole in interni che rimbalzano e amplificano l’eco delle parole, che fluttuano incessantemente e vorticosamente come pulviscolo nel cono di luce, che esaltano lo spazio che pone a distanza di insicurezza chi parla e chi ascolta, in un botta/risposta che simula un ring, Mette fianco a fianco e poi di fronte i vari contendenti, fra un assalto e una difesa, una finta e un andare alla corda, un round dopo l’altro, mese dopo mese, anno dopo anno. Sono contemplate tutte le ipotesi e una vittoria, una sconfitta, un abbandono, un forfait o messa ai punti decretano l’inevitabile asimmetria emotiva se si accetta il gioco, di essere, magari, anche soggetto, oggetto e dialoghista del nuovo libro di successo dell’autore acclamato che può scrivere di un sentimento eterno, tentando di eludere, almeno sulla carta, la prevedibilissima finitezza umana.

Elena Pacca

Good Madam - Jenna Cato Bass, 2021

E’ possibile fare oggi un black horror movie senza lo zampino di Jordan Peele? Sì, ma manca Jordan Peele. Good Madam conserva lo stile gotico che sta marchiando quasi tutto il nuovo cinema coloured di paura, e non senza cura, ma non spicca mai il volo. Comunque non male.

Alessandro Cellamare

L'angelo dei muri - Lorenzo Bianchini, 2021

Lorenzo Bianchini firma un’opera compiuta con L’angelo dei muri mettendo a frutto gli anni di esperienza nel cinema thriller/horror su un drammatico impeccabile e commovente. Ogni pezzo è incastrato alla perfezione: esche, depistaggi, tempi, attori. Un manuale di cinema.

Alessandro Cellamare

Der Menschliche Faktor - Ronny Trocker, 2021

La casa, che vediamo inquadrata dal suo interno, un attimo prima dell’arrivo dei suoi ospiti è probabilmente l’unica entità che oggettivamente può descrivere la realtà di quanto sta per accadere. Ognuno dei componenti della famiglia che l’abita in villeggiatura, compreso l’animale domestico (il topolino Zorro), avrà una sua versione dei fatti. Il concetto di verità è il cardine su cui ruota la storia, innervata delle possibili sliding door che le diverse narrazioni di un episodio possono aprire. Ambizioso e ben costruito nel delineare le personalità di una famiglia borghese – marito e moglie titolari di un’agenzia pubblicitaria – apparentemente stabile e con le fisiologiche problematiche dei figli: una ragazza in piena adolescenza, divisa fra attaccamento e distacco e un bambino giunto alla decisione che quello a cui si è finora dedicato – il canto – è in realtà noioso e dunque è giunto il momento di dire basta. Strada facendo, stressando un po’ troppo l’idea iniziale delle versioni – tutte apparentemente plausibili e attendibili dal proprio punto di vista – si delinea un quadro a tratti debole e non del tutto a fuoco. Alcuni elementi vengono gettati in campo ma non sufficientemente sviluppati per costituire un corpus significante, se non considerandoli dei voluti depistaggi. Il fratello di lei che presenta il suo nuovo compagno, la controversa possibilità di gestire un grosso budget per la campagna elettorale di un partito politico, le generiche manifestazioni di protesta, finiscono con l’appesantire e il confondere la sceneggiatura senza arricchirla.

Elena Pacca

Les Intranquilles - Joachim Lafosse, 2021

Buttati in mare aperto senza giubbotto di salvataggio, siamo costretti a guardare da subito l’eccesso di una condotta pericolosa per sé e per gli altri, foss’anche il proprio figlio. Non sempre quando si parla di genio e sregolatezza nell’arte si ha a che fare con la sindrome bipolare, ma in questo caso i termini coincidono. Alla furia creativa estenuante, compulsiva, insonne fa da contraltare il danno da assenza di riposo, l’incapacità di saper gestire la malattia, la “dimenticanza” dell’assunzione dei farmaci, la perdita di controllo di sé. E’ l’inferno in terra, domestico e abituale, che deve convivere tra le colazioni, i giochi e la scuola di un bambino di otto anni e della madre/moglie. Joachim Lafosse tratteggia con precisione un quadro familiare tanto originale quanto reale poiché vissuto per larga parte in prima persona. L’ossessione di capire se oltre al litio ci sia una strada, uno spiraglio per riprendere fiato e respirare. Senza “fare il pazzo”, senza vergognarsi per quello che si è e non si vorrebbe essere. Per essere una donna che non deve subire il terrore per ciò che potrebbe accadere, senza mai abbassare la guardia o semplicemente prendersi cura di sé e del proprio aspetto, abbandonarsi al fluire della vita e non essere sempre in una trincea di affetti combattuti con le inevitabili ferite. Per essere finalmente un bambino che possa voler essere bambino, senza crescere anzitempo, tra la paura, l’incertezza e il dolore.

Elena Pacca

Inmersión - Nic Postiglione, 2021

Inmersión è thriller che ha ben studiato nelle grandi scuole dei villain-movie e si confeziona in una suspense credibile ed efficace senza perdere un colpo. Luci e ambiente sono comprimari di un ottimo Alfredo Castro e gli antagonisti sono somaticamente perfetti. Bingo.

Alessandro Cellamare

La Abuela - Paco Plaza, 2021

Che la vecchiaia sia una malattia incurabile deve averlo pensato anche Susana, nipote premurosa che accorre al capezzale di Pilar, la nonna ottantacinquenne che ha avuto un ictus. Susana è alle soglie dei venticinque anni e per una modella vuol dire essere sul limitare di un’anzianità professionale che prelude a un venir meno, via via delle opportunità di emergere ad alto livello. Da Parigi a Madrid, da un mondo glamour, di feste, cocaina e soldi a imboccare e cambiare l’anziana nonna che ha smesso di parlare il salto è di quelli carpiati e mortali. La nonna, bellissima donna in gioventù come testimonia il quadro che domina il salotto, è un nodoso intrico di rughe, pelle avvizzita, spigolosità deformate. La bellezza e la giovinezza sono perdute per sempre. O forse no. Tra rimandi a Dorian Gray, ambienti decadenti e un rapporto affettivo di grande riconoscenza della nipote, per la nonna che l’ha cresciuta quando rimase orfana, la storia scivola poi lungo una strada di non ritorno. Un’infilata di porte che cigolano e sbattono, di coperte che si muovono, di luci che non si accendono, di apparizioni/sparizioni, apertura di stanze nascoste, profezie autoavveranti (o tiri telefonati, se si vuole abusare di una metafora calcistica), con l’intento di chiudere cerchi a ogni costo, fanno defluire la visione nel prevedibile. Ed è un peccato.

Elena Pacca

It Snows in Benidorm - Isabel Coixet, 2020

C’è uno scarto iniziale che devia bruscamente il corso del film.
L’inadeguatezza che pervade il protagonista, Peter Riordan, funzionario di banca a Manchester, pesce fuor d’acqua in un mondo di squali che lo mette inesorabilmente spalle al muro, lo porta lontano da dove quel malessere aveva assunto la forma autoprotettiva di una routine quasi maniacale. Riordan si trova, all’improvviso, a fronteggiare una nuova imprevedibile stagione della sua vita. Fotografo di cieli e nuvole in tutte le loro variabili, appassionato di meteorologia, eleva il banale convenevole sul tempo che fa, così squisitamente inglese, a scienza in grado di assurgere a filosofia di vita.
Quell’enclave turistica britannica che è Benidorm, località gremita di ecomostri – una teoria di grattacieli a fil di spiaggia – sulla Costa Blanca è lo scenario di una ricerca interiore che procede parallelamente a quella condotta maldestramente in autonomia per scoprire cosa sia successo a quel fratello trasferitosi da tempo e ora scomparso,di cui sa poco o nulla. Alex, una donna indipendente, sensuale e un po’ misteriosa sarà colei che, in veste di Beatrice, lo accompagnerà lungo quel viaggio di riscoperta. Una boule de neige – “è improbabile che nevichi a Benidorm, ma non impossibile” – come afferma con lieve pedanteria Riordan, “grazie al formarsi di perturbazioni particolari”, il rimando reiterato a Sylvia Plath, che li soggiornò, forse addirittura felice, quando la baia era ancora spoglia e lo sguardo era libero, un uguale regalo paterno ai due fratelli, sono elementi cautamente romantici, in un film che poco concede alle smancerie e regala, anzi, qualche perla di sagace umorismo. Grandi volti, quelli di Timothy Spall e Sarita Choudhury che danno altresì spazio e intensità a una fisicità altrettanto espressiva.

Elena Pacca

Re Granchio - Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, 2021

Racconto bucolico nella forma delle novelle trecentesche, tra sogno e leggenda, Re Granchio conta un valido protagonista che segna la scena e trasporta lo spettatore in un’avventura che nasce tra i campi e finisce tra le montagne in cadenze da western. Magico e poetico.

Alessandro Cellamare

The Strings - Ryan Glover, 2020

Per scacciare l’insonnia provocata dai rumori inquietanti che infestano la notte, Catherine, musicista ritiratasi nella casa della zia per ritrovare la vena compositiva solista dopo l’uscita dalla sua band, sceglie la pragmaticità della scienza. E così i corsi notturni di fisica – dalla relatività alla teoria delle stringhe – allentano la tensione consentendo di traghettarla dalla paura al mattino. La casa isolata, i rumori strani, il paesaggio innevato nonostante ci si trovi sulla costa, le presenze inquietanti, un’altra dimora abbandonata e storicamente infestata, alcune fotografie appena scattate che sembrano nascondere qualche elemento estraneo, sono ingredienti abbastanza noti per il genere. La Madonna di Munch – inseparabile rappresentazione feticcio – e la fisicità di Catherine no. Che non è la belloccia occhi sgranati e urletti dietro a ogni angolo. Una solidità (corporea in primis) apparente, supportata da una buona dose di alcol e di talento (per un qualche motivo bloccato negli ultimi tempi) che consentiranno a Catherine di traslare in un mondo parallelo dove sia più facile (?) no, forse soltanto meno doloroso, vivere.

Elena Pacca

What Josiah Saw - Vincent Grashaw, 2021

Un must-see il What Josiah Saw da Le stanze di Rol al TFF39, scomposto in capitoli multi-genere che si raccolgono in un finale insano e crudele. Mistero, attori ispirati, testi impeccabili e strizzatina d’occhio alle deviazioni tarantiniane. E’ cinema di stoffa che ama l’attesa.

Alessandro Cellamare

Bull elena

Bull - Paul Andrew Williams, 2021

E alla fine… alla fine si scopre dove e come l’impossibile incontri il possibile e un classico revenge movie si tinge di nuove sfumature al nero. Un’Inghilterra livida, periferica, violenta e disillusa. Dove il riscatto passa attraverso un figlio, simbolo di una generazione non corrotta che possa essere migliore dei padri (e dei nonni) nonostante l’alveo malsano in cui cresce. Un duello a distanza crudo e senza esclusione di colpi fra l’esercizio di potere dispotico e vessatorio e una vendetta calcolata e affilata come le lame dei coltelli che incombono per tutta la durata del film. Non c’è redenzione, ci sono moltissimi peccati, ma c’è la speranza che il sangue sia necessario e sacrificale per ottenere se non la salvezza, almeno la lama di luce di una possibilità futura.

Elena Pacca

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