Regia: Takeshi Kogahara
Anno: 2021
Produzione: Giappone
una recensione a cura di Liliana Giustetto
Tutto inizia su un autobus notturno, dove una voce gentile ricorda di rimanere seduti con le cinture allacciate per tutto il percorso.
Un film duro e delicato. Una storia di fantasmi per rappresentare un amore in tutte le sue forme, comprese quelle proibite ed oniriche.
Fuminao è un ragazzo che si è spostato da Nagasaki a Tokyo per studiare architettura. Per arrotondare lavora in un ristorante: una sera, con i suoi giovani colleghi, decide di fare un viaggio per raggiungere un tunnel dove si dice si vedano dei fantasmi. In quel tunnel, tre anni prima, a causa di un incidente persero la vita parecchie persone, in viaggio da Nagasaki, che pare tornino a farsi vedere nella notte.
Continui flashback ci raccontano che Fuminao e Nagisa sono due fratellini che crescono praticamente da soli in quanto la madre è morta e il padre è sempre assente per lavoro.
Condividono tutto: dal cucinare al guardare le serie in TV, in un rapporto tenero ed esclusivo che diventa un’ossessione. In una casa che è simbolo degli ambienti claustrofobici delle case giapponesi e dei rapporti familiari.
Poi entrambi crescono e improvvisamente Fuminao sente che è bene che lui parta per allontanarsi. Lo storytelling scorre benissimo tra un mosaico di immagini che ci fanno comprendere tutto senza bisogno di parole. I tempi lunghi non disturbano. Danno il senso della sospensione. Cogliamo una miriade di indizi visivi, disseminati lungo le sequenze, che lo spettatore deve individuare ed assemblare.
Fuminao sta cercando di anestetizzare il dolore. Il rimpianto di aver allontanato la sorella senza neppure più rispondere alle sue chiamate. Fuminao ricorda, rivive il passato e fatica ad accettare il presente. Quell’incidente ha cambiato ogni cosa. Chissà se in quel tunnel veramente qualche spirito lo stia aspettando.
Forse solo il ricordo del suono di una campanellina blu…
Il ricordo di Nagisa.
