Titolo internazionale: The Rapture
Regia: Iris Kaltenbäck
Anno: 2023
Produzione: Francia
una recensione a cura di Chiara Lepschy e Giuseppe Minerva
Le Ravissement è il primo lungometraggio della giovane regista francese Iris Kaltenbäck, presentato alla Semaine de la critique del Festival di Cannes. Narra la storia di Lydia, un’ostetrica che viene lasciata dal fidanzato proprio nel giorno in cui la sua migliore amica Salomé le rivela di essere incinta.
Di lì a pochi giorni, la protagonista spera di aver incontrato un nuovo amore nell’autista di autobus Milos, un immigrato serbo di prima generazione, che però molto presto la allontana da sé dicendole di non essere interessato a un rapporto serio. Proprio Lydia fa nascere Esmée, la bambina di Salomé, e aiuta l’amica – in crisi depressiva post partum – prendendosi cura della neonata e tenendola spesso con sé. Da qui prende il via una tragica escalation di bugie grazie alle quali la protagonista insegue un sogno impossibile.
Il film racconta la storia di un desiderio di maternità e di un rapporto di amicizia profondo, segnato da un’inconsapevole invidia e da un confronto deprimente tra la propria condizione e quella dell’amica diventata madre. Ma è, soprattutto, una storia di solitudini: la più eclatante è quella di Lydia ma a farle da specchio vi sono sia quella di Milos – che vive solo concentrato sul presente senza guardare né al passato, né al futuro – sia quella di Salomé, la cui vita familiare e la comunanza di vedute e affetti con il marito è meno feconda di quanto si potrebbe credere.
Bravi gli attori – che si calano con verosimiglianza in personaggi complessi – e in particolare la protagonista Hafsia Herzi, che in un anno in cui abbiamo visto rappresentate figura femminili forti e manipolatrici come in Tár e in Anatomia di una Caduta, ci regala il ritratto di una donna certo bugiarda e manipolatrice ma debole e infelice, estremamente fragile anche se determinata.
