un rapido sguardo alle visioni di giugno 2021
Estate '85 - F. Ozon, 2020
Catapultati in un momento lungo un’estate – in between days – che è frammentazione di momenti costitutivi attraverso una sorta di confessione destrutturata che ci depista e un po’ ci inganna, rivelandoci, sin da subito, un epilogo. Ozon entra a gamba tesa in una storia di strappi sentimentali, con la violenza assolutistica dell’adolescenza del tutto o niente, del rischio incalcolato che si muove sul filo affilato del rasoio degli eventi, del fotogramma di vita che inciampa sul nastro di rete come in Match Point e il cadere da una parte o dall’altra è ciò che determinerà una situazione, un destino, un esistere. Can you hear me, can you hear me, through the dark night, far away, risuona due volte, concedendoci in primis un déjà vu che ci fionda dritti a quella discoteca in cui Sophie Marceau riceveva le cuffie che la teletrasportavano dalla pista allo spazio siderale dell’amore. E, poi, in ragione di una promessa da onorare costi quel che costi, per dare un senso al proprio incedere nel dopo, nonostante tutto, nonostante tutti. Gli anni ’80 restituiti da un film dentro quegli anni e non su quegli anni. Per chi li ha vissuti e per chi non c’era e per chi quella stagione lì ha inseguito (o credeva di inseguire) una sua chimera.
Elena Pacca
Trapped – R. Fleischer, 1949
Trapped è un onesto criminale a tinte noir, suggestivo ma poco profondo nel disegno dei personaggi. E’ un b-movie lato budget e lo resta negli esiti, ma la compagine attoriale funziona ed intrigherà gli amanti del genere per la proposizione degli stilemi.
Love, Death & Robots [s02] - J. Donen & D. Fincher & J. Miller & T. Miller, 2021
Colpo di scena e la S02 di Love, Death & Robots passa dalla presunzione di fare animazione d’autore a gettare carne di qualità sulla brace, tra divertimento, azione, paura e poesia (Ghiaccio e Il gigante affogato).
Un altro sforzo e si potrebbe passare all’arte. Forza!
Old Boy - P. Chan-wook, 2003
Capelli, denti e lingua. Estremo riassunto di un’opera fisica, in cui i drammi si materializzano ed irrompono in modo atroce ed intollerabile sulla viva pelle dei personaggi. A volte videogioco, oppure noir, forse pulp, infine fumetto, figlio di illustri predecessori, mai ironico, neppure nelle sequenze più improbabili.
Tempo, anni, troppi. La vendetta, tema dichiarato, trae origine da eventi che scompaiono innanzi a un impatto narrativo schiacciante, vera forza.
Il carretto fantasma – V. Sjöström, 1921
Cento anni fa e venticinque prima de La vita è meravigliosa, Victor Sjöström metteva in scena una fiaba drammatica di grande modernità narrativa sviluppata tra personaggi e relazioni affettive in modi non banali anche per i tempi attuali.
Carismatico e a tratti ipnotico.
Forgotten - J. Hang-jun, 2017
Figlio minore di Old Boy è un thriller che ha la sua dignità e strappa la piena assoluzione nella seconda parte, contro una prima più convenzionale.
La crudeltà, il destino, le menzogne in una pugnalata “alla coreana” solo un po’ didascalica e precipitosa.
Too Late for Tears – B. Haskin, 1949
Too Late for Tears annuncia sin dal titolo e dalla sequenza di apertura che ci muoviamo dalle parti di Detour. Regia esperta e i tipici tratti del cinema che poi confluirà nei grandi classici del genere. Qualche incertezza narrativa non gli fa prendere il volo.
Luca - E. Casarosa, 2021
Di pesci, mostri marini, genitori che sono sempre uguali qualsiasi siano le loro sembianze. Luca ci parla del mondo che vorremmo, quello che non bada a squame o colore della pelle umana, di riscatto e di amicizia.
Tatjana Giorcelli
L'isola dei cani - W. Anderson, 2018
Animazione distopica densa di riferimenti che conduce con naturalezza nelle atmosfere del Giappone, palcoscenico della narrazione. Opera sull’ambientalismo e sul potere ma ancor di più sulla paura e sull’istinto. Infine favola sulla complicità, quella eterna tra bambini e cani, declinata alla maniera di Anderson.
La passeggera - A. Munk & W. Lesiewicz, 1964
Opera incompiuta di Munk, La passeggera ha un impatto enorme, forse ancor più potente per l’enigma del mancante, riassemblato per foto di scena e voce fuori campo, stile La Jetée. E’ un dramma sull’inciviltà e impossibilità di comprare gratitudine e amore attraverso il potere.
So che mi ucciderai - D. Miller, 1952
Folgorante nei modi dei più grandi classici noir, So che mi ucciderai è un thriller agghiacciante che risuona di Hitchcock e vanta interpretazioni strepitose, anche un incredibile e mostruoso Jack Palance. Momenti visionari e un finale che celebra Caos e Fato come chiavi mitiche di un genere.