un rapido sguardo alle visioni di maggio 2021
A Taxi Driver - J. Hoon, 2017
Presentato al Torino Film Festival 35 nella sezione Festa Mobile, candidato della Corea del Sud per le nomination Oscar al Miglior Film Straniero nel 2018.
Una storia vera ambientata nel 1980 in cui un tassista di Seul (interpretato da Song Kang-ho) viene assunto da un giornalista straniero che vuole andare nella città di Gwangju per un’intera giornata.
Kim è un tassista vedovo con una figlia. Vuole solo mantenere la figlia al meglio e non correre rischi. Riesce a sottrarre un cliente tedesco ad un collega. Si ritroverà in guai grossi. Ma saprà dare il meglio di sé dimostrando coraggio, solidarietà e generosità.
Durante il viaggio cambierà il suo atteggiamento e si impegnerà ad aiutare a far conoscere la verità sui movimenti studenteschi repressi al sud della Corea.
Il film parte in stile commedia, fino ad arrivare a toni di suspense e clima di guerra
molto coinvolgenti.
L’attore protagonista è già noto per parecchie altre pellicole ed è sempre perfetto nei ruoli che interpreta.
Liliana Giustetto
I Origins - M. Cahill, 2014
Parte come un romance scientifico con una punta di mistero per poi virare verso un’avventura mistica in cui occhi e sguardi diventano feticci e icone. Ammaliante, è una ricerca verso ciò che ci sfugge e un inno all’apertura, fino all’accettazione dell’incomprensibile.
The Human Voice - P. Almodóvar, 2020
Fin dai titoli d’apertura, trenta inattesi minuti di cinema e metacinema, di fuori e dentro, di pieni e vuoti, di vero e finto.
Cinema per gli occhi quello caleidoscopico e violento di José Luis Alcaine, e per l’udito quello penetrante di Alberto Iglesias. Cinema per la mente quello inedito e folgorante di Pedro Almodóvar. Cinema per il cuore quello coinvolgente e aspro di Tilda Swinton.
Messa in scena scaltra ed impeccabile dell’opera di Cocteau che non potrà essere dimenticata.
Pedro Almodóvar, Director
Tilda Swinton, Actress
José Luis Alcaine, Cinematography
Alberto Iglesias, Music
L'isola di corallo - J. Huston, 1948
Criminale parente del noir, ha la cifra stilistica dell’enorme John Huston, immediata sin dalla prima banale sequenza del pullmino fiancheggiato dalla polizia: se non se ne coglie la classe là, inutile spiegare cosa c’è di così grande oltre all’efficace racconto.
The Human Voice - P. Almodóvar, 2020
Talvolta Almodóvar abbandona il taglio soap-opera per tornare al cinema classico, dimostrando enormi abilità da falegname-artista, dalle estetizzanti rappresentazioni di cose e persone, ai colori, alla musica, ai titoli.
Questo Almodóvar è la rarità che ci piace.
Rifkin's Festival - W. Allen, 2020
Cinquantesimo film di Allen, coniuga l’amore per il cinema europeo (citazioni tratte da Quarto Potere, Persona, Jules e Jim, L’angelo sterminatore) con la consueta nostalgia per NY.
Da vecchio cineasta amante del jazz, oltre ad ironizzare su certe derive del cinema festivaliero riflette su ciò che ha fatto, che avrebbe voluto fare, sulle sue nevrosi. Con la consapevolezza che la carriera di cineasta è a fine corsa, come la sua vita.
Un’ironica partita a scacchi con la morte de Il settimo sigillo funge quasi da testamento spirituale.
Non ritroviamo l’Allen dei primi film. E’ un signore maturo che riflette con nostalgia, riservandoci comunque sempre momenti di ironia.
Tiziana Garneri
Riflessi in uno specchio scuro - S. Lumet, 1972
Straniante, sospeso, dilatato, inatteso, metafisico, pinteriano, Riflessi in uno specchio scuro è materia che va oltre il poliziesco e la narrativa tradizionale, un rigurgito dell’inconscio che spiazza e a tratti disturba. Un Lumet incredibile sulla linea viscerale di Equus.
Unico.
Josée - K. Jong-kwan, 2020
Un uomo di mondo, una donna fuori dal mondo.
Le diversità che uniscono.
Avere bisogno dell’altro.
Il tutto in una cornice di bellissime inquadrature, fotografia e scenografie molto curate e suggestive.
Ottima la colonna sonora.
Liliana Giustetto
I cattivi dormono in pace - A. Kurosawa, 1960
L’ammaliante fotografia, gli stupendi giochi di chiaroscuro, i rimandi fordiani fanno de I cattivi dormono in pace una sorta di graphic novel B/N disegnata con la china, dove la storia, per quanto interessante, passa in secondo piano.
Nei vicoli bui sembra di essere a Sin City.
Army of the Dead - Z. Snyder, 2021
Zack Snyder ha un buon senso del cinema, ed alcune soluzioni parlano chiaro (es. Zombie dei Cranberries in finale), ma il suo machismo è spesso fuori controllo e venefico.
Nuovo stile?
Drive-in d’autore?
Sì, può essere, ma anche tanta dozzinalità.