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UN EROE | Beato quel popolo che non ha bisogno di eroi

Titolo originale: Qahremān

Regia: Asghar Farhadi

Anno: 2021

Produzione: Iran, Francia

una recensione a cura di Elena Pacca

Un Farhadi a la Dardenne. Dove la speranza (di una redenzione morale e sociale) è l’ultima a morire, ma muore comunque. Una storia che scivola lungo un cappio narrativo sempre più stretto, dolorosamente perverso, che inesorabilmente muta il mutevolissimo volto di Rahim, il protagonista, (interpretato da Amir Jadidi) storpiandone i lineamenti attraversati da gioia, stupore, orgoglio, riscatto, e poi disperazione, rabbia, impotenza, costernazione, tristezza.

Un eroe img 1 elena

Paradossale situazione kafkiana che lo invischia sempre più in un viluppo in cui si percepisce la definitiva tragicità nel non esser più padrone né delle proprie azioni, né delle intenzioni che vengono travisate, così come le prospettive ribaltate, dove ogni passo è uno sprofondare nelle sabbie mobili dell’insinuarsi del dubbio, dell’inganno, come se una forza centrifuga spingesse sempre più lontana la verità. All’inizio la mdp indugia su Rahim che sale più rampe di scale per raggiungere la vetta di un’imponente impalcatura di restauro della tomba a tempio di Serse, dove si trovano dei compagni di lavoro.

Una volta in cima viene subito invitato a tornare giù. Fatica nel salire, immediatezza nello scendere, metafora dell’alternarsi subitaneo della condizione di Rahim, dall’altare alla polvere, passando per l’esaltazione del gesto individuale alla viralità della cultura del sospetto attraverso i canali di comunicazione vecchi e nuovi, da internet e la tossicità dei social, alla televisione, moloch famelico che si nutre della spettacolarizzazione del dolore. Il destino rema contro e non c’è dio, buona condotta, sentimenti di un uomo dal cuore puro, o bambini che balbettano e soffrono tremendamente, che tengano. La natura matrigna della condizione umana è una prigione che, nell’ultima insistita sequenza del film, mostra – con sintesi e rigore stilistico – la contiguità con la vita stessa.

Un eroe img 2 elena
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