Titolo originale: Gornyi Luk
Regia: Eldar Shibanov
Anno: 2022
Produzione: Kazakistan
una recensione a cura di Liliana Giustetto
Un film dalla scenografia e dai costumi incredibilmente pop, visto dalla parte dei bambini.
Leggero e ironico, pieno di colori e di immagini vivide, Mountain Onion rende più lieve il percorso del programma di questo festival, costellato di film molto belli ma incredibilmente drammatici, come se non si riuscisse più a fare un film considerato di valore senza appesantire gli animi.
Eppure questo film non racconta una storia leggera.
In un Kazakistan allo stesso tempo arretrato ed incredibilmente moderno, un ragazzino di undici anni, Jabai, e la sorella Sanija, di dieci anni, raccolgono cipolle selvatiche da vendere sulla strada, mentre il padre si dedica alla raccolta di rifiuti di plastica, spostandosi sul suo motocarro.
La madre, una bella donna, che va in giro vestita con una aderente tutina di pelle arancione e stivaletti in tinta col tacco, sta cercando di divorziare da un marito particolarmente docile, che l’ha trascinata a vivere in campagna in una iurta, non sopportando più la vita di città, con la promessa che avrebbe costruito una casa… cosa che non ha mai fatto.
Il bambino scopre che la madre ha una relazione con un camionista amico di famiglia e perciò decide, con la sorella, di passare il confine con la Cina per andare a procurare il mitico “viagra d’oro”, prodotto erboristico della medicina cinese, in modo da aiutare il padre a riconquistare la moglie.
Pur essendo una pellicola che ci fa sorridere, con tutte le sue allusioni sessuali riferite agli adulti e anche ai bambini, in realtà lo fa per raccontarci come i ragazzi vivono le separazioni dei genitori, come – fino all’evidenza provata – credono sempre che le cose si possano rimettere al loro posto e che la famiglia rimarrà sempre e comunque unita.
Pur avendo già in mente delle precise strategie per sopravvivere con due genitori separati,
questi due ragazzini dimostrano di avere molto più spirito di iniziativa e intraprendenza degli adulti. Indubbiamente.
E forse le cose potranno cambiare proprio grazie a loro. Perché, in fin dei conti, anche gli uomini possono piangere e anche le donne si possono arrabbiare.
