Titolo originale: Zapatos rojos
Regia: Carlos Eichelmann Kaiser
Anno: 2022
Produzione: Messico, Italia
una recensione a cura di Liliana Giustetto
Artemio, un anziano e povero contadino messicano a cui manca una mano, lavora duramente per riuscire a sopravvivere e tenere in vita il suo desolato appezzamento di terreno.
Un giorno riceve una lettera che gli annuncia la morte della figlia che non vede da anni.
Trova un disperato modo per riuscire a raggiungere la capitale e recuperare il corpo della ragazza.
Parte da un territorio povero e selvaggio per inoltrarsi in una metropoli tentacolare, dove non ha mai messo piede, che cerca immediatamente di sovrastarlo.
Nel labirinto burocratico e senza cuore in cui si trova, incontra una giovane prostituta,
Damiana, che per qualche motivo prova tenerezza per lui e lo aiuta a districarsi.
Derubato e picchiato, Artemio, sempre silenziosissimo e riservato, riesce ad aprire il suo cuore a Damiana che fa lo stesso con lui.
Sono due creature orfane di un Messico crudele, ed hanno ognuno un dolore che si compensa in quello dell’altra.
Due personaggi totalmenti diversi e forse per questo così compatibili.
Una pellicola breve e secca, con colori vividi e immagini nette, che porta alla luce un imprevedibile rapporto famigliare, dove un padre ed una figlia rivivono gli errori commessi e le conseguenze relative.
La frase simbolica: “Le cose importanti che facciamo, le facciamo sempre troppo tardi”.
Le scarpe rosse del titolo sono un simbolo della lotta contro le violenze di genere in tutto il mondo.