ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE

[TFF41] GRACE | Lontano da dove

Titolo originale: Blazh
Regia: Ilya Povolotsky
Anno: 2023
Produzione: Russia

una recensione a cura di Elena Pacca

Estremizza la lezione di Andrei Zvjagincev e percorre una Russia innominata, desolata, abbandonata a una solitudine esistenziale che definisce ben più dell’abbattimento delle statue, il crollo di un sistema e di un’identità sovraestesa tra speranza di cambiamento e disillusione feroce. I paesaggi spogli, aridi, inospitali accompagnano un padre e sua figlia quindicenne in un esilio nomade su un furgone che è anche la loro precaria dimora itinerante lungo un viaggio che pare non portare a nulla, in un identico perpetuarsi frustrante e asfittico – sia nell’angusto vano chiuso, sia nella vastità degli spazi aperti – soprattutto per la ragazza. 

Una fotografia sporca aggiunge malessere a un’ambientazione di brutalismo architettonico che accentua la decadenza dei ruderi abbandonati, enormi vestigia di monumentale incombenza nella loro progressiva devastazione strutturale. La scarnificazione eccessiva dei dialoghi, appesantisce un’idea che poteva trovare spunti più intensi se sviluppati. Il cinema – letteralmente montato e portato dai due in giro per il nulla sconfinato, e lo sfogo (o la necessità) della ragazza di scattare fotografie a sviluppo istantaneo simil polaroid, avrebbero meritato qualcosa di più di un’elegia muta e così deprivata di tutto da non essere bastevole a sé stessa.

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