ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCIALE

[LOVERS FILM FESTIVAL 2024] CLOSE TO YOU | Piccola città bastardo posto

Regia: Dominic Savage

Anno: 2023

Produzione: Stati Uniti d’America, Regno Unito

una recensione a cura di Elena Pacca
Close to you locandina elena

C’è un risveglio che è come una rinascita. Elliot Page/Sam dismette i vecchi panni. Mostra la nuova figura a torso nudo, cicatrici comprese, rivelando un sé che è finalmente, orgogliosamente e pervicacemente l’abito giusto, quello che calza a meraviglia e sancisce l’avvenuta trasformazione. Perfette le parole dell’ amica dei tempi del liceo “così sei davvero tu”. È un viaggio a ritroso che noi compiamo insieme a Sam. Dal risveglio in un giorno non qualunque, la colazione a casa di un’amica che gli affitta la stanza e che gli dice “puoi sempre tornare indietro se non te la senti”. E invece no. Saliamo con lui su quel treno e non lo molliamo, silenziosamente assorti. E lo scorrere dello sguardo dal finestrino sono fotogrammi di paesaggi un po’ così. Poi c’è un incontro casuale. Poi c’è il raccontarsi timido, imbarazzato. Poi c’è casa, quella lasciata cinque anni prima. Ci sono i genitori, fratelli, sorelle, rispettivi partner. L’accoglienza è un rituale che libera come schizzi di seppia, freddezza e inquietudini, slanci e tensione. Sam sembra costantemente sul chi va là, percepiamo la sua paura, il timore di essere ferito, e allora il suo sguardo, la mascella, si induriscono e il corpo si contrae, si fa corazza, i sensi allertati a schivare un agguato. Volenti o nolenti ciascuno si rapporta con la propria incapacità di comprendere. Chi con il terrore di sbagliare – la madre e il padre – chi con la presunzione di essere superiore e integro, al contrario del sofferto e accidentato percorso di Sam a causa della sua scelta. Una maggior cura all’impianto dialogico avrebbe giovato all’assieme. Talvolta la sensazione è che il film sia sorretto più dall’interpretazione intensa, vera, tormentata di Elliot Page, protagonista di un vissuto similare – affiancato da quella di Katherine/Hillary Baack l’amica-qualcosa-di-più di un tempo, restata lì a macerare il proprio irrisolto – che non dalla drammaturgia scenica. Però resta. Restano i segni di un percorso che non è stato per niente facile in un luogo ostile quando non respingente e raggelante. Resta uno sguardo sul dolore provato che, anche quando non ci appartiene direttamente, affonda e ferisce.

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